di falli, mone ed altre storie d’evoluzione

Il tempo è poco, ma varie associazioni di idee mi portano a voler brevemente contribuire al venerdì del libro parlando di un testo che ho da poco approcciato. Quali associazioni di idee? Un po’ il racconto di quel che succede in famiglia, un po’ quel che accade senza famiglia, un po’ i commenti del post a questi collegato e di questi ispiratore, fatto sta che il qui presente consiglio a me pare cascare a pennello: se un tempo il divertissement del titolo era tutto appannaggio delle formiche, oggi, con altra chiosa, la scena letteraria verrà a breve conquistata dalle coccinelle che, nel loro piccolo…
no, non s’incazzano, fanno altro.

«Perché la biologia evoluzionistica cominciasse a interessarsi dei genitali si è dovuto aspettare fino al 1979. Quell’anno, Jonathan Waage, entomologo della Brown University, ha pubblicato su Science un breve articolo sul pene delle libellule zigottere. Nel suo studio Waage dimostrava che questo minuscolo organo è dotato di un ancor più piccolo “cucchiaino”, il quale, durante l’accoppiamento, ripulisce la vagina della femmina, raccogliendo qualsiasi spermatozoo lasciato dai maschi precedenti. Quello strano organo, oltre ad agire come raccoglitore di sperma (o sperm scooper), è riuscito anche ad aprire gli occhi ai biologi.»
Nel libro di Schilthuizen si parla di riproduzione, organi sessuali ed evoluzione toccando aspetti che, qualora fossero antropomorfo-riferiti, farebbero accapponare la pelle: eppure, nel mondo animale pratiche come necrofilia omosessuale o stupri di gruppo rientrano nelle startegie evoluzionistiche, e non dovrebbero far scandalizzare più di tanto. A titolo esemplificativo, leggendo dei germani si può scoprire che «[…] oltre a formare coppie monogame con le femmine, i maschi di anatra si dedicano, spesso in compagnia di altri maschi, a quello che può essere descritto soltanto come stupro di gruppo. Non di rado questa frenesia sessuale si inasprisce e allora si possono vedere numerosi maschi che, starnazzando sonoramente, danno la caccia a una sola femmina. Questi “voli finalizzati allo stupro” (rape-intent flights) di solito si concludono quando i maschi mettono all’angolo la femmina in qualche stagno cittadino e saltandole sopra la fanno quasi (qualche volta davvero) affogare a causa delle loro ripetute “attenzioni”, con grande costernazione degli esseri umani testimoni, che sono soliti nutrire gli uccelli nei parchi.». Non dovrebbero, ribadisco, scandalizzare più di tanto, ma quantomeno far riflettere sul fatto che determinati meccanismi della specie umana possono avere radici evolutive profonde, sì.

Una precisazione è necessaria: il libro è divulgativo, certo, ma non è certo testo per chi cerca di dare sfogo ad immaginazioni ed appetiti sessuali, anzi. È un testo assolutamente e, per quanto ho finora letto, rigorosamente scientifico, ed ancorché molto scorrevole è indubbiamente più facilmente godibile da chi abbia un minimo di base scientifica o passione per letture in ambito etologico. Detto questo, ed avendo esaurito i dieci minuti ritagliati alla pausa pranzo, concedetemi di citare in chiusura l’incipit della brillante recensione riportata qui: «Secondo Woody Allen il sesso è la cosa più divertente che due persone possano fare senza ridere. Secondo Darwin, probabilmente, il sesso è la cosa migliore che due iene possano fare continuando a ridere, ma non dei reciproci attributi.»

coccinelle

24 thoughts on “di falli, mone ed altre storie d’evoluzione

  1. Guarda, con sincerità… FINALMENTE qualcuno che disvela il volto reale della fisiologia… che spazza via un po’ di eccessivo buonismo… che fa capire che la Natura, cattiva, volgare, empia, è questa. E che se tutto è voluto da una “volontà divina”, anche per le bestie senza libero arbitrio, senza possibilità di peccato… farlo come lo si vuole NON è peccato e NON è malattia!

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    • guarda, merita davvero. il linguaggio in certi tratti è tecnico ma non troppo, ed in ogni caso il libro è corredato di tavole ed illustrazioni per le descrizioni di più difficile comprensione. ha degli ottimi spunti, mi ricorda in alcuni momenti la bellezza del “comportamento sociale degli animali” libro culto di timbergen che non smetterò mai di elogiare e consigliare. e, a dirla tutta, non disdegna l’ironia nella narrazione – il che lo impreziosisce, data la misura con cui la utilizza.

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  2. ma posso dire che non ho comprespo nulla, nel senso non ho compreso cosa volevi comunicare oltre al titolo del libro e autore relativo, porta pazienza offi è venerdì e magari i miei neuroni risentono della settimana alle spalle

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    • di base, volevo comunicare una mini-recensione inserita, come da link, nella proposta di raccontare un libro ogni venerdì (alla quale partecipo, come potrai intuire, con poca regolarità ma con grande piacere).
      oltre a ciò, mi piace sottolineare l’idea che, molto semplicemente, anche l’apparato riproduttivo segua né più né meno le stesse logiche evolutive di qualunque altro sistema biologco (logiche darwiniane che sposo con grande convinzione). nondimeno, che comprenderemmo (nota: non “giustificheremmo”, eh, beninteso) molto meglio i comportamenti umani se conoscessimo e studiassimo meglio il comportamento sociale degli animali

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    • se ti piace l’ambito, al di là di questo posso suggerire vari gioielli di letteratura che spaziano nell’antropologia, nella sociologia, nella storia. sempre più sono convinto che i loro autori siano tra coloro che meglio comprendono il mondo di oggi.

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  3. Pingback: Venerdi' del libro: Ali di babbo |

  4. bhè, ma che dire? voi ricercatori siete un pozzo senza fondo di scienza!
    a me sono sempre piaciuti i tipi che si sono fissati nella vita l’obiettivo di studiare nel dettaglio cose apparentemente irrelevanti, o palesemente noiose, o orrendamente schifide.
    Mi domando sempre “ma come j’è venuta sta paranoia? tanto da farne un lavoro?” e poi mi rispondo che meno male che ci sono, però, persone così.
    Ecco. Io però sto Schilthuizen un pò lo capisco eh… 😀

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  5. Decisamente veneto, il titolo ti qualifica incontestabilmente !

    Anonimo SQ

    PS Secondo Jack London,” la Natura è indifferente”, non buona o cattiva o morale.

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    • ebbene no, devo ammettere la licenza linguistica in dialetto non mio. mi sembrava però, tra tutte le scelte possibili, la più elegante.
      sottoscrivo il pensiero londoniano: ora si tratta di capire se noi ne facciamo o meno parte 😛

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