Ora, io non amo particolarmente l’atteggiamento dell’italiano che dopo due giorni in un paese straniero che funziona mediamente meglio del nostro (e ci vuole poco, di questi tempi) è subito pronto a raccontare dell’erba del vicino che è sempre, ovviamente, più verde. Eppure, a volte alcuni dettagli non possono lasciare indifferenti. Non posso rimanere indifferente di fronte al fatto di essere stato ospitato dalla sede del Consiglio Regionale della Rhône-Alpes, all’interno di un edificio nuovo di zecca tutto a disposizione dei lavori, con patrocinio e presentazione ufficiale (e aggiungerei anche – di grazia – nella Sala Consiliare in tutto il suo splendore aperta per l’occasione!) da parte del Presidente della regione, a fare teatro e parlare di oppressioni, a parlare di orti sociali, giardini urbani e cinema di strada, il tutto insieme ad associazioni, gruppi informali di centri sociali e, ci gioco quel che volete, cinquanta-sesssantenni reduci del maggio francese. Per rendere più esplicito il confronto, è come se avessimo avuto a disposizione l’intero palazzo del Pirellone, quello della Regione Lombardia di Milano, per le suddette questioni teatrali e sociali, a parlare di orti urbani, partecipazione collettiva ed educativa di strada, con patrocinio, presentazione ufficiale e partecipazione da parte del Presidente della suddetta regione (ah ah!), in compagnia di associazioni, centri sociali, e magari anarchici ed ex-sessantottini milanesi, brianzoli e dell’oltrepò pavese. Ve l’immaginate? No? Neanch’io.
Non posso rimanere indifferente di fronte ad una città che ha reso normalità servizi ai cittadini (anzi, a chiunque) come la possibilità di girare in bicicletta noleggiata per una giornata intera ad un euro e cinquanta centesimi senza bisogno di aver previamente depositato: quattro fototessere, data e luogo di nascita, indirizzo di residenza, codice fiscale, carta di credito, telefono, fax, mail, stato di famiglia, occupazione, hobby ed interessi, tratta preferenziale pecorsa con i mezzi pubblici per aiutarci a migliorare il servizio, etc etc etc, ed aver atteso tre settimane per avere una tessera elettronica per un servizio che puoi utilizzare per trenta minuti perché poi paghi cinquanta centesimi anticipati ogni mezz’ora aggiuntiva fino ad un massimo di due ore.
Non riesco a rimanere indifferente rispetto alla scanzonatezza ed alle bizzarrie, come dice Carlo, anche negli eventi più “patinati”, che riescono a dare quel valore in più alla cultura. Non riesco a rimanere indifferente rispetto ad una città che promuove quella cultura in ogni dove, fatta da giovani e per i giovani. Conservo l’immagine di una bella serata insieme a Carlo e Domitille, a vagolare per quelle strade, alla scoperta di quei luoghi di iniziative, musica, bizzarrie, a godersi una birra in uno di quei locali retrò di cui qui abbiamo perso la memoria, quelli in cui, tra luci basse e chiacchiere, si suona il jazz, quello vero, quello improvvisato con gli occhiali scuri su di un pianoforte a coda in un angolo melò.
Mannaggia a voi, cugini d’oltralpe, che non sapete fare il caffè espresso.
ci stai dicendo che si potrebbe, anche qui, nella terra dei cachi? maddai fratello…. (e io bevo il caffè quello lungolungo, la sciacquatura, sì, quella lì che all’estero mi sento meglio, almeno a colazione).
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macchè scherzi? ti dico solo che lì in pieno centro c’è una piazza grande quanto quattro volte piazza duomo (o san marco, come preferisci). vuota. domanda: “ma perchè una piazza così grande vuota?” risposta di domitille: “la usiamo per farci scioperi e manifestazioni”. ti pare, un’idea simile qui?
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Manifestazioni? Cos’è una sindrome di quelle rare che fanno studiare a te?
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sì, tipo, esatto. ma non preoccuparti, qui da noi non è contagiosa. 😦
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niente, avevo anche qualcosa da dire, ma arrivata alla descrizione dei locali jazz tutto si è annullato. i primi appuntamenti con il marito si svolgevano in quei locali lì, quindi ora mi sono persa nei ricordi.
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e direi che è già detto tutto.
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Ma basta una moka per il caffè espresso, fosse quello il problema…
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noooo… a me piace il caffè da moka, ma da te non mi sarei mai aspettato che equiparassi moka ad espresso!!! 😀
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Questo lo scrivi perché non hai mai assaggiato un caffè preparato da me! 😛 Lo faccio talmente forte che tutti mi dicono somiglia molto all’espresso di un qualsiasi bar – i francesi mica le possono capire, certe cose…
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ah, ecco! mi pareva strano. basta che il motivo non siano le notti passate a studiare, però, ok? 😉
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No, la notte è sacra. Ma per resistere a lezioni noiosissime di tre ore ciascuna sì, è necessario… (:
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Non ti pare che di questi tempi sia facilissimo trovare chi vive meglio di noi magari a due passi da casa? E per me nemmeno il caffè lungo sarebbe un problema 🙂
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botte piena e moglie ubriaca proprio non si possono avere, vero?
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porca miseriaccia zozza. mannaggia di qua e di là. e che palle. ma quanto me rode. che schifo. ladri sono tutti ladri. stronzi noi che li abbiamo votati.
ho reso l’emozione dopo averti letto?
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hai reso, in pieno. però dai, voi almeno ora la regione l’avete in discrete (non sbilanciamoci troppo) mani, e per il comune avete un grande compito a fine maggio…
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si lascia perdere, noi qui c’abbiamo ARFIO che ci sta riempendo le strade di cuoricini….mi sento alle elementari…
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ma dici quello che vuole totti come vicesindaco? 😀
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Pure a me capita sempre così. Ah, amata italia…
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il fatto è che, in fondo in fondo, questo paese spero sempre di riuscire a cambiarlo, prima o poi…
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