orfani di

Di un pensiero, di idee, di un’etica, di una dignità, di una qualche forma di prospettiva. E non è poca cosa, giacché gli ultimi vagiti di ciò si sono spenti ventinove anni fa.

eb.14giu1984

(solo una piccola postilla. Anche se lo pensate, non ditemi che sono un impenitente nostalgico con pensieri costellati di retorica: ne farei volentieri a meno. E poi, il principale motivo di questo micropost è semplicemente segnalare l’uscita del libro “Casa per casa, strada per strada“. Rispetto alle precedenti biografie, il libro ha una peculiarità: non è scritto da prezzolati e illustrissimi giornalisti o storiografi, ma da un blogger ventiquattrenne – ideatore e creatore, tra le altre cose, del progetto wikimafia.it – che, a differenza di chi ha scritto la prefazione del libro medesimo, ha ancora la capacità di sognare).

25 thoughts on “orfani di

  1. Spero che questo libro finisca tra le mani di altri adolescenti che, come me allora, si affacciano per la prima volta ai fatti del mondo e vogliono sapere se c’è un modo diverso di intendere la politica e di essere politico, inteso come cittadino che si occupa della res publica. Io grazie ad Enrico Berlinguer ho imparato questo: che si può dare tutto, nella vita, senza chiedere in cambio niente ed essere felici lo stesso. Questo è un debito che ho nei suoi confronti e che spero di ripagare poco alla volta nel corso della mia vita, difendendone la memoria, l’esempio e la passione ideale. Soprattutto, continuando la sua lotta per la difesa dei più deboli, degli sfruttati, degli emarginati.
    (dalla premessa di Pierpaolo Farina)

    Che dire? Noi che ricordiamo filosofi, poeti…uomini che hanno segnato epoche più o meno importanti…che facciamo?

    Non ricordiamo le parole di Enrico?

    Perchè dovremmo essere accusati di retorica per ricordare quello che non avremo mai dovuto dimenticare?
    Piuttosto non lasciamo che queste sue parole restino tali.

    buona giornata
    grazie per questo post…
    .marta

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  2. Quelle parole le sentii in diretta e vissi i giorni successivi a ridosso di quanto accadeva. Su Enrico Berlinguer si è poi steso un silenzio della politica, troppo diverso il suo sogno da quello dei burocrati e dei nuovi che si affacciavano al potere. Era dal discorso dell’Eliseo che avevano preso le distanze da quest’uomo che parlava di cambiare i modelli di sviluppo, di avere meno e tutti. Grazie per averne parlato, oggi a Padova c’è una commemorazione, come ogni anno, sempre più in sordina. Peccato

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    • come te, credo di essere tra i fortunati che hanno, pur offuscata, quella memoria: ero piccolo, forse non abbastanza da non essere colpito da alcune semplici idee. proviamoci, a non far dimenticare quelle parole: è la cosa migliore che possiamo fare.
      (sulle commemorazioni, ahimé, è dato di fatto che ai media piacciano praticamente solo le date tonde: per l’anno prossimo, forse, si potrà sperare in qualcosa di più…)

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  3. eh ma oggi è la giornata del tasto dolens!!! 🙂
    per me Berlinguer…per me…io…ho pianto tanto quel giorno.
    Che ero davanti ai quadri degli scrutini per l’ammissione alla maturità e tutta la gioia si è spenta così. Avrei preferito una bocciatura.
    Sono convinta avremmo avuto un’Italia diversa. Ora.

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    • ecco, questo non so dirtelo, trent’anni sono pur sempre tanti e chissà se, in linea con il pensiero, non avrebbe berlinguer per primo rifiutato la logica delle poltrone in eterno, lasciando comunque a breve ad altri il compito di proseguire. e poi, non so, ho come l’impressione che, se chi è venuto dopo avesse davvero voluto conservare l’eredità di quel pensiero, avrebbe avuto in mano tutti gli strumenti possibili. è in questo che sento di essere orfani: nel non aver trovato nessuno che, in quell’accozzaglia politica sedicente di sinistra che c’è ora, raccogliesse anche solo parte di quell’eredità. ed era davvero tanta.

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      • Si, concordo. Se chi è rimasto avesse voluto fare qualcosa di megio e di vero e di più radicalmente equo, come nel suo pensiero, avrebbe potuto.
        Non dico sia stato un santo eh? ma era un uomo di grande levatura, come non ce n’erano già molti allora, figuriamoci adesso. La disillusione marcia rapida in fatto di politica.

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  4. come scritto ieri, bisogna sempre provare e mai smettere di sognare. mostrare ai nostri giovanissimi che l’impegno e la tenacia sono essenziali e che possono essere un importante scopo di vita

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    • io questa me la segno, e la prossima volta in cui mi daranno trivialmente del “comunista”, così gli dirò, già, proprio così: “no, prego. neoutopista veterosognatore.” e poveri di spirito, ricolmi di buio nell’animo, saranno coloro che non capiranno.

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