agostana serendipità

Sarà banale dirlo: la montagna è imprevedibile, in questo sta una delle sue (tante) bellezze. Non è il torrido agosto di Milano che mi annebbia i pensieri e mi fa scadere in tali ovvietà (anzi, quasi Milano diventa bella, nei giorni di canicola, di serrande abbassate e suoni ovattati, di scampanellii di biciclette più che frastuoni di motori). No, è davvero imprevedibilità quella che ci ha regalato, due giorni fa, un volo in parapendio, inebriante attimo di sospensione sulle correnti d’aria di una valle impervia quanto affascinante, proprio quando le striature verticali di un violento temporale sembravano dire a gran voce – anzi, imporre – di abbandonare l’idea, ed il sole è invece tornato prepotentemente a fare da sfondo. Montagna imprevedibile fino in fondo, però: quel che ha regalato se lo riprende il giorno dopo, quando la pioggia e le previsioni avverse ci impongono di rinunciare ad una desiderata escursione sui crinali del Cervino. Pazienza, si cambia meta, si ridimensionano le velleità dell’escursione.
E montagna nuovamente imprevedibile poco dopo, quella montagna che è abilissima a farci trovare ciò che non stavamo cercando: sulla funivia che ci portava al luogo di partenza, l’incontro che cambia ancora una volta i programmi. È una voce di “toscanaccia”, quella che mi chiede informazioni sullo zaino portabimbi che avevo sulle spalle e dentro cui era comodamente appollaiata B.; è voce di donna solare, da cui quel che traspare è molta semplicità, altrettanta umiltà, incommensurabile allegria; è voce affascinante, che sa essere acuta o profonda, a tratti africana; è la voce di Ginevra Di Marco. E allora via veloci, a camminare, per poter tornare al pomeriggio a lasciarsi cullare dalle note di quella voce, cantate al cielo dei circa duemila metri di Chamois, con tutta la bellezza dei crinali che lo ospitano, della vallata su cui s’affaccia, delle sue architetture in legno grezzo e del suo essere unico comune non raggiungibile da automobili sulla terraferma di questo bislacco paese in cui abitiamo.
La montagna dà, la montagna prende e, ieri, se li è presi tutti quei suoi duemila metri di note, di melodie mediterranee, di ritmi rom e tzigani, tra Ederlezi e Sanfedisti, tra terre amare ed altrettanto amare ninne nanne, tra canti di lotta e di passione.
Se l’è presa tutta, la montagna, la bellezza di quei piedi nudi sul palco e di quegli scarponcini che, invece, vi danzavano davanti.
Se l’è presa tutta, la voce di donna Ginevra, quella voce che con grande delicatezza sa cantare la “forza costruttiva dei sogni“.*
Se l’è presa tutta quella voce, la montagna, per poter regalare, dai suoi pendii, un’eco di inaspettata bellezza.

gdm.chamois

* postilla: ho scritto in corsivo “la forza costruttiva dei sogni” perché non sono parole mie, ma di Nicoletta o, meglio, della sorella di Marco Polo, che proprio con queste parole ha descritto una tappa del suo viaggio in Uzbekistan – quella di Samarcanda, per l’esattezza, luogo di eterna ciclicità di cadute e rinascite. A conclusione di questo post, vi regalo questo link ai suoi brevi post, tra le mura di fango di Khiva, l’ostinazione di Samarcanda ed il “controrivoluzionario soggettivismo piccolo borghese del compagno pittore Volkov“. Bentornata, nostra viaggiatrice-di-sogni di riferimento.

18 thoughts on “agostana serendipità

  1. quanta bellezza in questi due giorni, in questa montagna e nelle note di quel concerto. E il volo poi, quel volo, un po’ ti invidio fratello, che magari un giorno, sedata, potrei farcela anche io, intanto mi godo le tue parole.

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  2. Perchè wp non mi ha segnalato la tua risposta?boh 🙂
    quest’anno, visto il mio stato, non credo di potermi muovere più di tanto, anche se un pò di fresco mi farebbe bene, ma i prossimi anni dovrò assolutamente andarci!

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  3. sì, la montagna educa alle rinunce e regala sorprese grandiose.
    certo che tu novello icaro bel fegato a sfidare i fulmini in parapendio!
    (inutile dire che io a chamois, in altra occasione, ci sono arrivato in bici da la madleine)
    ml

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    • mica mio il fegato! era quello dell’istruttore… figurati, a prendere il patentino da parapendista con attrezzatura, anche usata, ho scoperto che mi ci vorrebbero poco poco 4 stipendi. sigh. sarebbe il mio sport, mannaggia.
      (inutile dirlo che la madeleine-chamois sia una delle passeggiate più piacevoli che io conosca. stai a vedere comunque che, se investighiamo bene, scopriamo pure che ci siamo anche già incontrati, eh…)

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