varcata la soglia del palazzo

La nomina da parte del nostro monarca, a inizio mese, di quattro senatori a vita (non entro nel merito della nomina dei senatori a vita, su cui si può essere o meno d’accordo ma è di fatto – per ora – pienamente costituzionale e di totale appannaggio del PresdellaRep) mi ha riportato alla mente un episodio di qualche manciata di anni fa: un mio colloquio di lavoro con la neo-eletta senatrice Elena Cattaneo, ai tempi in cui era ricercatrice (anzi, forse era da poco professoressa associata) al dipartimento di farmacia di via Balzaretti a Milano. Premesso che stimo moltissimo Elena Cattaneo in quanto ricercatrice, condivido totalmente la sua posizione rispetto a progresso scientifico ed etica, in favore della libertà della ricerca (per fare un esempio, di recente cronaca, contro il divieto dell’utilizzo di cellule staminali embrionali nelle attività di ricerca) e non posso, da questo punto di vista, che parlarne stra-bene; ecco, premesso questo, ricordo un aspetto di quel colloquio, tra me imberbe poco più che neolaureato in cerca di lavoro e lei, ricercatrice già discretamente affermata – non proprio mia coetanea, certo, ma neanche di tutt’altra generazione rispetto alla mia. Ricerca interessantissima (malattie neurodegenerative) e proposta allettante a livello lavorativo, accompagnata purtroppo da una frase conclusiva disarmante: «[…] sugli orari, naturalmente, conosci come va la ricerca: i sabati e le domeniche non esistono, qua si lavora sette giorni su sette. Certo, poi, nessuno dice nulla se un giorno si va via prima (prima?!? n.d.r.), verso le cinqueemmezzasei…». Sette giorni su sette. Per una borsa di studio di circa un milione e poche decine di mila lire. La ricerca.

Quello fu il motivo del mio rifiuto alla proposta: feci altre scelte di vita che non rimpiango assolutamente, anzi (nonostante ora non abbia lo straccio di un contratto). Constato come in circa quindici anni, da allora, sia cambiato poco o nulla: discorsi di questo tipo sono la prassi per le nuove borse di studio da mille euro nette al mese.
Questo post, però, esprime tutta la solidarietà e la stima possibili per quei ricercatori che fecero una scelta diversa dalla mia, grazie al lavoro dei quali Elena Cattaneo può da oggi sedere tra i banchi di Montecitorio. Sempre di più sono convinto che sia necessario un nuovo modo di concepire la ricerca dal punto di vista contrattuale e lavorativo, a costo di sacrificare la produttività. Il mio piccolo sogno è che, in virtù del ruolo istituzionale appena conferitole, una persona che reputo di spessore e di grande intelligenza come Elena Cattaneo si faccia carico di promuovere istanze legislative in questa direzione. Chissà.
In ogni caso, le auguro buon lavoro.

Ah, un’ultima cosa. Vorrei tranquillizzare la neo-eletta senatrice a vita che, al sabato ed alla domenica, potrà continuare serenamente a fare ricerca. A Palazzo Madama non c’è pericolo che (durante il fine settimana) lavorino.

palazzomadama.googlemaps

22 thoughts on “varcata la soglia del palazzo

  1. Caro mio, qui non si tratta solo della ricerca. Qui si ttatta di ripensare completamente il tema del lavoro rispetto alla vita privata, e rispetto alle esigenze di sostentamento. Non sono contrario all’incertezza del posto, ma questa deve far parte del sistema. Nel senso che il precariato non può essere incompatibile con il credito bancario. Il precariato non può essere incompatibile con una vita dignitosa. Il precariato non può essere incompatibile con il versamento di somme preposte al sistema pensionistico. E infine, il lavoro in generale deve essere un mezzo di sostentamento dignitoso e che lasci il giusto spazio alla vita privata. Otto ore più una di pausa sono più che sufficienti, DEVONO essere sufficienti per portare a termine quel che si deve fare. Ricordo il periodo che ho lavorato a stretto contatto con un’azienda texana, dopo le 5 del pomeriggio rimanevano solo quelli che avevano una reale emergenza da gestire, che capita, per carità, ma ogni tanto! Non ogni sempre. Ma in questo paese, dove per l’appunto nei Palazzi si lavora assai poco (ché anche di feriale non è che ci sia questa presenza massiccia, eh!), mentre le persone che dovrebbero lavorare nei Palazzi per il bene comune lavorano fuori da essi per il proprio interesse privato, in un paese come questo, dove il senso dello Stato oramai non ce l’ha proprio più nessuno, non credo che una cosa così importante cambierà mai.

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  2. mi auguro con tutto il cuore che prima o poi tu trovi un posto stabile nel mondo del lavoro. Te lo meriti. Se lo meritano tutti quelli che come te hanno vissuto per anni nell’instabilità e nell’incertezza del precariato.

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    • io lo vorrei vedere davvero quanto hanno lavorato nei fine settimana quelli (come il mio capo) che dicono “quand’ero giovane io, mica avevo i vostri grilli per la testa, a NY si stava in laboratorio fino all’una di notte, poi si usciva per andare in palestra e poi alle tre si tornava a togliere le reazioni dalla macchina” (nessuna invenzione, giuro. e questa non è neanche fra le peggiori)

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      • toh, dicono proprio tutti le stesse cose. pare che una generazione intera di accademici non abbia mai visto un letto, di notte. non si capisce bene come abbiano (TUTTI) messo su famiglia, però, tanto che gran parte della loro genia adesso fa a sua volta parte dell’accademia…

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  3. oddio…io ho ricordi in cui mio padre accompagnava mia sorella alle due di notte a TorVergata (che per noi era agli antipodi della città) per “togliere le uova dall’incubatrice”, come dicevo io non capendovi una cippa.
    E ricordo anche i discorsi di mia sorella che raccontava che aveva dovuto metterle su molto tardi perchè i tecnici di laboratorio non avevano sterilizzato le vasche e aveva dovuto farlo lei. Se poi si lamentava con loro le rispondevano che per quello che prendevano era già tanto se si alzavano al mattino. Se se ne lamentava con il Professore la redarguiva dicendole che lei era troppo “tedesca”. Insomma…hai capito perchè non è più in Italia? altre scelte forzate…
    poi ricordo anche quando lavorava con l’equipe di tali Gallo e Della Favera alla Columbia University e ci raccontava di infartuati che arrivavano alle emergenze con la carta di credito tra i denti…e del fatto che non esistevano ferie. E infatti non è rimasta oltre due anni.
    Io dico che il riposo è sacrosanto. Fanculo a quelli che pensano il contrario, sono solo accentratori…

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    • ossantinumi grazia quanto è piccolo il mondo – e scusami se uso quest’espressione un po’ retorica. ho appena realizzato che io e tua sorella abbiamo delle conoscenze in comune mooooooooolto strette (anche se qualche anno di differenza, immagino). chi l’avrebbe mai detto che era finita dalle parti di rdf & co…
      a questo punto capisco perfettamente entrambe le cose: la prima, perché non è più in italia; la seconda, perché non è più alla columbia…

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      • si si…soprattutto di rdf non credo ne serbi un buon ricordo! 😉
        con mia sorella c’è una differenza di 7 anni. lei è del 1961 e io del 68! 😉

        ps: per un attimo ho pensato fossi venuto a torino (sai…palazzo madama è anche qui!) 😉

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      • eh sì, immaginavo fosse quella la differenza di età tra me e lei. quando poi avremo occasione di incontrarci ci diciamo tutto quello che di rdf non si può scrivere qui, ok? 😉
        a torino dovrei venire intorno a metà novembre, credo, per un convegno. non so ancora nulla del programma ma hai visto mai che magari un caffè ci scappa.

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  4. raccontando di quando ha ricevuto la chiamata al quirinale, la prof.ssa cattaneo, così, en passant, ha precisato che “erano le sette di sera, era agosto, io ero in laboratorio, e ho ricevuto una telefonata” (quindi il PdR l’ha chiamata in laboratorio, avrà trovato il numero su unimi.it).
    dico, adp, visto quello che ti ha detto di persona, perché mai pensi che, da senatrice, possa intraprendere azioni opposte a questo modo di intendere il lavoro/la ricerca/le persone?

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