All’occorrenza, sostituire “students” con “researchers”.
P.S. perdonerete, so che questa immagine sulla sezione “metodi” di un paper scientifico è per addetti ai lavori e vagamente nerd, ma l’ironia odierna si spreca. Per dire: ho appena saputo che all’ordine dei medici non accettano come “valida”, come veramente-veramente certificata, la “postacertificat@” offerta dal portale del Governo Italiano, in quanto (ho dedotto) destinata quest’ultima all’uso esclusivo di comunicazioni tra cittadino e Pubblica amministrazione (non inclusi, ovviamente, gli ordini professionali). Ça va sans dire. Quando di sparare sulla burocrazia italiana non ne vorresti mai avere abbastanza.
ma come “paid very little”? li hanno pagati? e cos’è mai questo spreco di fondi? 😉
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ahahahah! esoooooosi! 😀
(fa pensare, in ogni caso, eh?… phdcomics nasce negli states. là pagano pure chi fa da healthy donor negli studi, fai un po’ te…)
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qua quando uno rimane scoperto 3-4 mesi (da postdoc) ti dicono che devi baciare per terra “perché co’ sti chiari di luna…”
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ecco, io a quelli che usano le frasi e le citazioni e i modi di dire in queste occasioni, quelli che quando uno chiede: “ok, e io come lo pago l’affitto nei prossimi tre mesi?” rispondono citando nell’ordine de tocqueville, san benedetto, la saggezza popolare e magari alla fine pure giulio andreotti e le sue frasi sul potere che logora chi non lo possiede, ecco, io a quelli vorrei solo invitarli fuori a bere un aperitivo. offro io. anche le fiale di sodio picosolfato – http://it.wikifarmaco.org/Sodio_picosolfato – una per ogni citazione, offro io.
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sodio picosolfato 😀
andrebbe ordinato fra i reagenti di laboratorio, come beffa suprema!
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ma infatti! da misurare con le pipette a bocca, come si faceva una volta, per gli amanti del rischio 😀
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Ahahah!!
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pellona iscriviti, dammi retta: una vignetta a settimana, non di più, ma da lacrime agli occhi (e fa un gran bene, mi sa, riderci su).
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Lo faró subito: ma come? Dove?
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qui (scegli quello che preferisci): http://phdcomics.com/comics/subscribe.php
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non solo studenti e ricercatori… anche gli stagisti e gli “umili” informatici… ci stanno diverse categorie 😛
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marinz, temo che di ‘sti tempi la lista sia infinita…
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O non ci restava che piangere?!
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ci resta ancora, quello non scappa mai! (anzi, mi hai fatto ricordare che è già troppo tempo che non riguardo quel culto di film)
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fantastica. cioè, tristemente fantastica. per questo fa sbellicare dalle risate.
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infatti… (e comunque al “so why not” mi sono venute le lacrime agli occhi. l’essenza del dramma, garantisco, è proprio lì).
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“why not” è la domanda retorica per la quale in realtà nessuno ha mai la risposta, ma fa lo stesso…è il preambolo del silenzio assenso.
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uh come hai reso bene! “il preambolo del silenzio assenso”. sic.
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E viva la burocrazia e la trasparenza! 😛
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sempre viva! 😉
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…insieme alla semplificazione, naturalmente…
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ci mancherebbe, neanche a dirlo! 🙄
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In qualità di nerd ho apprezzato assai. L’ironia, si intenda.
😉
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ahahah! possiamo solo augurarci vhe una risata li seppellisca, ‘sti malefici baroni! 🙄
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ricercatori/students ostinati! lavorerebbero anche agggratiss sti qua!! se non li muove la fame li muove la fama…
e cosi via…sia…via…
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ahahahahah! interessante il tuo cambio di prospettiva, gra. attenta però di non trovarti in mezzo a dei postdoc, e non dimenticare di aggiungere la faccina che ride, sennò mi sa che come minimo ti ritrovi con le gomme a terra… 😀
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orp! hai ragione!!!
:D:D:D:D:D:D:D
(pensi le badstino?) 😀
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“badstano”! 😉
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Spiegami bene sta cosa della posta certificata, che anche il mio ordine (quello più pellegrino del mondo) ha la sua pec.
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mah, da quello che ho intuito (ma è una mia deduzione, eh, perché non è che all’ordine abbiano fornito particolari delucidazioni) postacertificata.gov.it è gratuita e la puoi usare solo per le comunicazioni con enti pubblici (comuni, province, regioni, università, scuole). p.s. ma tu se non sbaglio risulti, su ini-pec (il registro nazionale dei professionisti) mi sa che ci sei.
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Ah non sapevo che ci fosse una pec del governo, noi la nostra c’è la da l’ordine pellegrino ma credo che la paghi. Figo, risulto in un elenco di professionisti e non lo so, da molto tono, moltissimo chic.
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ma infatti, credo si paghino tutti o quasi i servizi pec fuorché quello appunto postacertificat@. ho dato un’occhiata adesso e quasi tutti offrono paccehtti con un sacco di roba, comprese firme digitali e altre eventuali. certo che girano parecchio gli zebedei che il servizio statale funzioni a metà, eh…
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Fa piangere. Ma fa piangere anche perché – almeno nel mio letterato campo – non c’è uno, uno solo dei fottuti precari italiani che provi a ragionare in termini marxiano-economicisti, e dunque si comporti, di fronte alla prospettiva del contrattino gratuito, non come dovrebbe (opponendo un sobrio rifiuto e motivando un sovrano disprezzo), ma con la bava alla bocca e la lingua a dire grazie tutta la vita.
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touché. hai centrato in pieno la questione. ma non solo sulla gratuità, aggiungo: nel mio lab (che ho potuto constatare già più volte essere in piccolo un campione rappresentativo della nostra società) vedo colleghi (anzi, sarebbe più giusto dire colleghe) che fanno fatica a far rispettare dei minimi diritti che un contratto precario non prevede se non facendoli valere; ne discutiamo regolarmente, mi fa una rabbia che non hai idea, ne discutevamo anche oggi per l’ennesima volta in pausa pranzo. un esempio: non sono previste ferie? non si prendono, per paura che il capo possa rivalersi. ma non esiste! tizio fa part-time? non è giusto, è un privilegiato perché gli altri sono lì a lavorare per lui. eh?!?
anziché lottare per un diritto, ci si spalma. la mia impressione è che sia stata progressivamente tolta la capacità di essere collettività lavorativa: prima ci si univa, ormai ci si è abituati troppo a pensare come singoli, a lavorare “da soli”.
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Assolutamente d’accordo. Da noi si vede in maniera più capillare, non essendoci un laboratorio di raccolta, ma il principio è lo stesso. Io sono insegnante di ruolo a scuola da quasi quindici anni, oramai, durante i quali mi sono presa delle pause (pagate, bene), come congedi, all’università. Poi dal 2006 sono rientrata a scuola in part-time perché avevo un contratto di collaborazione con l’Università (abbastanza ben pagato: 6000 euro). Finché il contratto è stato pagato, e io rientravo dalle spese e ci guadagnavo qualcosa, ho mantenuto il part-time. Poi ci sono stati i tagli-Gelmini, e mi hanno offerto di rimanere a fare il lavoro gratis, per il “prestigio”. Ho sorriso, ho ringraziato, e me ne sono andata. Non sono stata capita. Perché per il mondo universitario era ovvio che dovessi sentirmi onorata. Ora collaboro con l’università solo per quanto riguarda la partecipazione a convegni (se rimborsata) e continuo il lavoro di ricerca in network internazionali. Ma sono considerata una mosca bianca, bianchissima. Ancora un altro esempio: ho rinunciato per due volte alla richiesta di fare un secondo dottorato, con motivazione: “Sono un dipendente pubblico che ha compito di collaborazione alla dirigenza della mia scuola, un dipendente della pubblica amministrazione non torna indietro, non si stariffa”. Ancora una volta, mi hanno capito in tre.
Il potere gioca la sua partita, ma chi lo subisce dovrebbe forse avere una percezione diversa sia di sé, sia della presunta aura dell’università.
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perdona il ritardo nella risposta, sono via in questi giorni e poco connesso. credo tu non potessi spiegare meglio quanto abbiamo perso la capacità – e la bellezza – di saper rifiutare per una questione di dignità. grazie, davvero.
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