conversazioni siciliane

«[…] ogni tanto ci penso, di venire a lavorare al nord»
«Guardi, al nord non è facile, per gli ambulanti. La grande distribuzione copre una grande fetta di mercato.»
«Eh lo so, lì avete i marocchini che portano via il lavoro agli italiani»
«Ma no, non intendevo questo, che c’entrano gli stranieri? A parte il fatto che sul lavoro portato via dagli stranieri si potrebbe discutere, intendevo dire che non è facile la vita di un ambulante con la concorrenza dei centri commerciali. Oltre al fatto che in ogni caso, indipendentemente dalla zona geografica, non può pensare di non lavorare in regola.»
«Ma io sono in regola, eh, assolutamente, tutto in regola.»
«No, non lo è. Essere in regola significa che devee rilasciare scontrini fiscali, cosa che non fa e che può permettersi di non fare.»
«Ma, signora mia, se io qua faccio gli scontrini, non ce la posso fare, qua non è mica solo questione di pagare le tasse…»
«In che senso?»
«Nel senso che qua ci sono molti costi, diciamo…»
«…?»
«…»
«…ma intende dire il pizzo?»
«Sì e no.»
«…?»
«Intendo dire che io il pizzo non lo pago, perché posso permettermi di farlo, perché a me mi temono, ma devo comunque stare alle loro regole. Io, le tabacchiere che vede qua, non posso mica pagarle ottanta centesimi come se pagassi il pizzo. Io le devo pagare uno e venti, e anche se vado al mercato a Catania dove le vendono a ottanta, a me le vendono a uno e venti, perché lo sanno e riconoscono la mia faccia. E allora preferiscono andarmene dal locale e prenderle a ottanta. Che tanto al contadino degli ottanta centesimi o dell’euro e venti di un chilo di tabacchiere sempre otto centesimi, vanno.»
«E ai braccianti che lavorano per il contadino?»
«Le lascio immaginare.»
«Ma non potrebbe non farlo? Ci sono delle associazioni… c’è una rete, non so se conosce… ad esempio, Addio Pizzo…»
«Eh lo so, li conosco, ma non è mica facile, signora. Su certe cose c’è da pensare ai figli, alla mia famiglia, non è mica come dirlo, e se loro decidono di colpire me mica colpiscono me, colpiscono la mia famiglia…»
«Ma loro chi? Di chi ha paura? È gente di qui? Sono i padroni delle terre?»
«Ma che padroni e padroni, questi non hanno niente, questi non hanno niente da perdere.»
«E allora che cosa hanno?»
«…»
«…armi?»
«Eh certo, le armi hanno. E scelgono chi gli sta bene e dove si mette.»
«Ma… nel senso che quindi se un ambulante volesse venire qui a vendere i suoi prodotti vicino a lei non potrebbe, giusto?»
«No.»
«…»
«Ma cosa crede, che non è uguale anche al Nord? Mica solo qui da noi. Se io vengo a lavorare a Milano pensa che funziona diverso? Lì è diviso tra le ‘ndrine e la mafia siciliana, se io vengo a vendere al nord il pizzo lo devo pagare. Non le dico che pagano tutti, ma sette su dieci è così.»

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Chissà dove si collocano i margini della verità, della plausibilità, della possibilità, dell’invenzione o del luogo comune, in questa conversazione. Il dato di fatto è che, in una località del sud della Sicilia, qualche giorno fa, tra un fruttivendolo ambulante ed un’avventrice tale conversazione è realmente avvenuta.

P.S. a proposito di verità, non posso esimermi dal ricordarvi che agosto, oltre che per riempire pagine di cruciverba e completare frasi con parole al posto dei puntini, è un ottimo mese per scrivere e magari partecipare al discutibile concorso: “in viso veritas.

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33 thoughts on “conversazioni siciliane

  1. Io vengo da una località del sud della Sicilia e certe realtà sono cosi come tu le hai riportate. Ma vivo al nord da anni e ti assicuro che certi discorsi li ho sentiti fare pure qui! Insomma, c’è un fondo di verità e poi c’è quel dente del pregiudizio che è ancora difficile da estirpare. Spero comunque che la Sicilia, discorsi ad mentula canis a parte, ti sia piaciuta e ti sia rimasto un buon ricordo. 😀

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  2. Vabbè, leggo “conversazioni siciliane” e visto che qui, giusto fuori dalla mia finestra d’ufficio, c’è un tizio siciliano che fa il custode di un silos della smat (soc. acqua potabile torinese) e che ci rincoglionisce con le sue odiose urla quotidiane (è un tipo iroso, mezzo matto, che importuna le bambine e le donne in modo volgare e che se la prende con la gente che passa appellando tutti “Connnnutii!!” “MMMincchiooni!”. Denunciato più volte alle forze dell’ordine non si comprende come conservi ancora il posto di lavoro), penso che magari con il post mi riconcilierò con la lingua sicula…
    e invece mi devo forse ancora riconciliare col pianeta italia! 😦
    😀 ma bentrovato carissimo!

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    • no, no, figurati, altro che farla facile: quando lavori nel sistema santità lombardia (ma mi sa che in quella del tuo piemonte cota-restyled non è molto diverso), ad esempio, non c’è da fare la morale a nessuno: i primi a vivere in un sistema mafioso e a doversi ribellare dovremmo proprio essere noi, e quante volte non lo facciamo.

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