veramente un coglione

Esser pendolare, già ebbi modo di raccontarne qui, è esperienza di vita importante in termini di tempo ed impegno. La quotidianità di un pendolare è costellata di incontri, storie di vita, aneddoti.*
Non pago della versione consueta di pendolarismo (tengo a precisare: la frase è ironica), nell’ultimo periodo ne sto sperimentando una versione evoluta, aggiornata, la due-punto-zero per capirci, quella che alle vicissitudini da cui è normalmente vessato il pendolare classico ne affianca di nuove, dall’architettura più complessa: quella del pendolare ciclista. Sia chiaro, non nella tipologia di coloro che trasportano quelle specie di trolley scompattabili che, una volta dispiegati, si trasformano in dei monopattini con i pedali. Niente di tutto ciò: di bicicletta tradizionale si tratta, ruota da 28 pollici e telaio fisso.
Orbene, sappiate che l’esser pendolare con bicicletta al seguito consente di rendere tangibili tanto le auliche vette dell’indecenza dell’italico sistema ferroviario quanto le bassezze dell’animo umano: non mi spiego diversamente alcuni “dettagli” già più volte riscontrati in questi giorni passati, quali ad esempio la totale assenza di luoghi deputati al trasporto delle due ruote da un lato (e ci vorrebbe davvero poco, per diamine, basterebbe fare un copia-incolla di quanto già fatto, per altro con ottimi risultati) o gli epiteti a me indirizzati dall’altro. Ecco, dato che lamentarsi del servizio ferroviario italiano sta diventando ormai quasi tautologico e non vorrei parer oltremodo noioso, mi vorrei soffermare sul secondo aspetto, quello della relazione umana (che, al contrario, vorrei continuare a credere sia ampiamente migliorabile dal punto di vista della cortesia); per una riflessione breve breve, eh, non preoccupatevi, niente di trascendentale.
Semplicemente, vorrei rassicurare la signora che questa mattina, dopo essersi lamentata per tutto il tempo del viaggio, come fosse un fatto personale, di una bicicletta legata (per ragioni di sicurezza ed incolumità dei viaggiatori, come richiesto dal regolamento relativo al trasporto biciclette, n.d.r.) nell’angolo di minor passaggio dell’ultimo vagone di coda del treno, ha deciso di chiosare ad alta (molto alta) voce, uscendo dal treno al capolinea di Milano Cadorna, con un «E l’ha pure legata! Veramente un coglione!», vorrei rassicurarla, dicevo, del fatto che – semmai lo stesse ancora cercando, per quanto l’avesse presa a cuore – il coglione sono io. Io, assolutamente io, mi guardi, sono qui. Adp mi chiamo, per esattezza. Non si dimentichi.
Mica che per un attimo si sbagli e si confonda con il proprietario del SUV che ha parcheggiato sul marciapiede di fronte alla stazione.

taf

* c’è chi, sul racconto di quegli incontri, storie di vita, aneddoti costruisce buona parte dell’essenza della propria narrazione, come pendolante, vitadapendolare-uno, vitadapendolare-due, leuconoetiZ-da-diario-di-una-pendolare-che o ilpendolo: consiglio vivamente una capatina sui rispettivi blog. Scoprirete un mondo.

50 thoughts on “veramente un coglione

  1. Pendolarizzarti ti deve per forza aver arricchito, senza dubbio.
    Aggiungere la bicicletta, per di più, ti deve aver temprato.
    E mica poco.
    Così non fosse, non si spiegherebbe la calma da monaco Shaolin (di quelli pacifici) che riesci a mantenere, anche di fronte a femmine (poco) sapiens come la signora di quest’avventura.

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  2. Blog molto molto ricchi, quelli da te segnalati. Vero.
    Com’è vero che la lamentela è uno sport che ha più adepti della bici. E, porco mondo, non li puoi nemmeno legare, i lamentoni, per la sicurezza degli altri viaggiatori.

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  3. Pensa come ti avrebbe chiamato se non avessi legato la bici e le fosse franata sui piedi. Sai già di essere l’eroe del pendolarismo di lunga durata, ora sei pure martire per osare addirittura il trasporto della due ruote. Grazie della citazione, assai gradita

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    • eh già, ahimè, anche qui: 3€ e 50 al giorno. anche se sono 24 ore effettive, anche se a percorrenza illimitata, son comunque tanti. l’abbonamento annuale, in compenso, in proporzione è decisamente più abbordabile, 60€; usando il servizio tutti i giorni, io ho fatto quello. tutto sommato, poi, servissero a migliorare il servizio, non sarebbero neanche poi così immotivati 3,50€ al giorno. il problema è che i primi a non crederci sono gli utenti! sigh.

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      • Sì però non me l’hai detto il motivo. Cioè a Cadorna non ce l’hanno un posto in cui tenere la bici? Io ne ho due in due città diverse e al mattino faccio a pugni per entrare nel Reno, se avessi la bici farei morti di sicuro. Ma non penserei mai di portarla tutti i giorni, in Austria lo farei certamente, in Itaglietta no, troppo.

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        • aaaaaaaaah. no, non avevo capito, scusa. sì, se ricordi era così fino a un mese fa, bici in cadorna. da un mesetto è subentrata una tappa intermedia di accompagnamento scolastico, quindi al mattino prendo un treno fino a paese intermedio, poi spola stazione-scuola-stazione, poi treno successivo.
          per adesso nessun ferito, in ogni caso (non garantisco fino a giugno, eh…) 😛

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  4. Ma fammi capire, tu ti sei palesato? No perchè io lo avrei fatto – naturalmente. Non so con quali conseguenze, ultimamente giova ribadirlo, la diplomazia non è il mio forte… 🙂
    Santo subito, Ammen!

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  5. Il fatto che ti sia palesato, come ho letto in una delle tue risposte, ti rende in qualche modo giustizia. Perché quel tipo di persone, di norma, a fronte di una risposta palese improvvisamente “prendono coscienza” dell’enormità di quanto hanno appena affermato. Il tema è che probabilmente la “signora” pensava a qualche persona male in arnese, forse un extra-comunitario, uno stereotipo tutto suo. Messa di fronte alla realtà forse ha capito qualcosa. O forse no. Perché alla fine, la morale della storia è che di stronzi è pieno il mondo.

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    • in realtà era così fino a un mese fa: nessuna bici lato casa (abito molto vicino alla stazione, cinque minuti a piedi) e bici lasciata in cadorna adeguatamente lucchettata. il programma è cambiato con l’inizio della scuola, il che significa una tappa intermedia di accompagnamento e poi riprendere il treno.
      p.s. ma quindi hai vissuto per un periodo in lombardia? o meglio, giro la domanda: ma quindi la piccola città non è per te luogo natale come nella versione originale?

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      • Allora, diciamo che ricostruire le mie radici (e anche le mie residenze) non è la cosa più lineare dell’universo. Nata (per caso – ospedale del ginecologo di mamma ‘povna) a città della scuola, vissuta fino ai quattro anni nella città della stazione nota, trasferita al nord a quattro anni (ecco Milano), ritrasferita, causa Hogwarts nella piccola città (che è per definizione città di [in]appartenenza, dove si arriva da fuori, e spesso si rimane, almeno un p’), poi, nell’ordine, in-between, Parigi, Roma, Città Rossa e Cambridge. E poi ritorno (per ora) nella piccola città (dove comunque da un certo punto in poi ho mantenuto una forma di casa).

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  6. Per fortuna l’esperienza sul campo ci ha resi immuni alla deficienza. E pensare che la signora va in giro “sciolta” senza che nessuno la epiteti. Io un bel frontino con le luci che si illuminano e la scritta “la bici è mia!” Me lo procurerei !!!
    Grazie per aver pensato a me, una sorpresa .

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    • mi hai dato un’idea! per i prossimi giorni proverò con il classico biglietto-parcheggio tipo “torno subito, per emergenze telefonare xyz” 😛
      (va là che tu nei hai eccome, di storie di pendolarismo, da raccontare…)

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  7. Una che si esprime cosi in pubblico sicuramente non è una signora,Che poi contesti il fatto che la bicicletta fosse legata la dice lunga sul suo quoziente intellettivo.
    La tua ironia invece mi diverte sempre,complimenti

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    • eppure, garantisco che dall’abbigliamento e dal modo di fare, a colpo d’occhio, chiunque l’avrebbe detta “una signora bene”. fino all’apertura della bocca, intendo, giacché in questo post vi ho risparmiato tutte le conversazioni precedenti con il suo compagno di viaggio… 🙄
      grazie dell’apprezzamento!

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  8. Sono sempre più convinta che ci siano persone che si alzano la mattina con l’unico obiettivo di rompere i co….rbelli al prossimo e che i loro luoghi di caccia prediletti siano proprio quelli frequentati dai pendolari… PS Grazie per la citazione 🙂

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  9. Massima solidarietà contro la sciùra cafona, ma solo se non sei uno di quei ciclisti che sulle statali per evitare i tombini quasi finisce, zigzagando, sotto alle macchine che viaggiano sulla carreggiata. Sai, quando smetto i panni di bipede pendolare e mi trasformo in bipede su quattroruote i ciclisti li vedo con occhio meno indulgente 😀
    (P.s. guarda che ti si aspetta al prossimo raduno pendolare, mica scappi!)

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    • guarda, le statali in bici cerco di farle il meno possibile e proprio se non esiste uno sterrato o una strada secondaria alternativa, anche se più lunga. altro discorso se mi parli dei marciapiedi… 😛
      (p.s. mannaggia, sì, ma a questo di ottobre proprio ‘un gliela fò…)

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