hey what’s up girl?

C’è una discreta probabilità che nelle ultime ore siate incappati nel seguente video.

A scanso di qualunque dubbio, la qui presente breve dissertazione non pretende di porre alcuna lapidaria conclusione sull’argomento, né il qui scrivente pretende di arrogarsi il diritto di conoscere più di quanto non possa osservare, con i propri occhi, chiunque decida di godersi il minuto e cinquantasette secondi del video suddetto, durante il quale sono raccolte le frasi rivolte ad una ragazza di ventiquattro anni in cammino per le strade della Grande Mela. Evito quindi moralismi di sorta, evito di propugnare certezze, evito di sollevare interrogativi sulla buona o cattiva fede di chi ha girato e montato il video.

Ciò su cui mi soffermo è solamente la discussione che ne è scaturita durante la pausa pranzo con le mie colleghe (parlo esclusivamente al femminile, rappresentando tale genere il 95% della popolazione del laboratorio e non essendo il rimanente 5% di controparte presente in cucina, a parte me), che ho sempre ritenuto (per comprovati episodi ed opinioni passate) essere un ottimo specchio in miniatura del pensiero comune nel nostro paese.
Insomma: ce ne fosse stata una, una dico, una, che si sia schierata dalla parte della ragazza. E vuoi perché «Ehi, ciao bella! non è mica un insulto», e vuoi perché «è una campagna pubblicitaria, un montaggio fatto ad-hoc», e vuoi perché «che fastidio daranno mai? Anche a me capita il vecchiettino sulla panchina che ti dice così, ma mica mi faccio problemi!», e vuoi perché «l’unico un po’ inquietante è quella che l’ha seguita per cinque minuti, ma chissà se poi è vero che l’ha seguita così a lungo», e vuoi perché «sì ma questo mica capita dovunque, è chiaro se vai in giro nel Bronx, dove son tutti di colore…» (Bronx che, n.d.apd, è un quartiere grande quanto Milano, per la cronaca diventato uno dei luoghi più borghesi di NYC, in cui la percentuale di “quelli di colore” – sigh… – è, più o meno, del 30%), e vuoi perché «cento in un giorno… sì ma molte mica erano molestie!».

Vi prego. Ditemi. Mi sta sfuggendo qualcosa?

Aggiornamento 1 (3 novembre).
Giusto per rimanere in tema, come summa delle qui presenti riflessioni, vi propongo di leggere questo articolo qui, che rimanda a quest’altro video “parodia”:

Aggiornamento 2 (5 novembre).
Su suggerimento di redpoz, vale la pena inserire il collegamento ad un articolo (questo) che tocca invece molto bene l’altro aspetto, quello metodologico e procedurale relativo alla creazione del video, aspetto che non avevo volutamente toccato perché esulava dalla sostanza del post.

89 thoughts on “hey what’s up girl?

  1. Sfugge anche a me quello che sta sfuggendo a te….

    Non ho potuto ascoltar il video (non ho audio qui) e ilmio inglesse è pessimo nella lettura, ma per il poco che ho capito e dalle parole del tuo post post ti posso dire:

    Sai viviamo in una società che ci ha educate a veline e madame pomp…adur, l’esempio di riferimento per decenni non è stata Rita Levi di Montalcino o Margherita Hack per dire, ma mostrar tette e culi.
    Vuoi che intere generazioni di puelle capiscano che la consiederazione che c’è dietro un “bella ciao” di quel genere, e un essere tampinate in quel modo? In fondo per alcune quel tipo di considerazione è quella che cercano perchè gli è stato insegnato che è quello valgono….

    Mi fermo, è un discorso lungo, e non voglio far post commento, credo tu mi abbia compreso, concludo dicendo che mi amareggia tanto quello che hanno detto le tue colleghe, al solito, quelle che comprendo meno le donne sono le donne con la sindrome di stoccolma.

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  2. Rimango sempre basita di fronte all’ignoranza delle donne riguardo la condizione femminile. Eppure anche io ero così a vent’anni, non sapevo perciò non capivo. E’ pur vero che io il dubbio me lo facevo venire, ma quello che mi ha aiutato a comprendere è stato l’essere circondata da iniziative, associazioni, donne e uomini che si occupavano e parlavano di questo tema e che mi sono serviti a chiarire i ruoli e i limiti, la storia e le abitudini, le attitudini e la legge.

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  3. Questo video mi ha già provocato un paio di litigate.
    Solo per dire, c’è stato un periodo della mia vita in cui non riuscivo ad uscire di casa perché c’era sempre qualcuno pronto a fare commenti (sia positivi che negativi). Altro che “cosa vuoi che sia”…
    Eppure ho sentito dire che il problema era mio, non degli altri. Di me che volevo solo potermene andare in giro da sola, senza essere né provocante o chissà che altro. Speravo che con gli anni almeno questi atteggiamenti cafoni e retrogradi si stessero estinguendo, ma evidentemente le mie erano pie illusioni.
    Ed evidentemente non è solo la mentalità maschile che non fa passi in avanti…

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    • ma, chi ti diceva che il problema era tuo, erano uomini o donne? perché il mio non capire sta lì, non capisco come si stia così allontanando il meccanismo biologico, fisiologico (di “selezione naturale”, per capirci) di preservazione.

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      • Al tempo erano stati uomini, però recentemente ho letto/sentito lo stesso commento da parte di donne (a proposito del video di cui stiamo parlando)…secondo me la mentalità machista è purtroppo trasversale.

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  4. Fratello sai che io ti avrei detto le stesse cose delle tue colleghe? Siam bravi tutti a posteriori, ma al bar ti avrei detto proprio “emmadonna, etuttostocasinodai”. Cosa vuoi che ti dica…

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    • ecco, allora, ti prego, fammi capire meglio. fammi capire a che punto scatta il limite, che cosa sia tollerabile e cosa diventi molestia: a me, che sono dall’altra parte di genere e a cui (da uomo) dà fastidio un certo tipo di “confidenza” da estranei (sposo in toto il commento di rideafa), questo sfugge davvero. ripenso a situazioni in cui sono stato infastidito da molto meno!

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      • Certo che qui nel nordest con il mio pyshique du role non è che mi capita così di frequente, centinaia di volte a giorno, anche a me dà fastidio comunque, certo, non sia mai. E fastidio tanto. Da ragazzina dicevo che avrei voluto essere uomo per saltargli al collo, ai deficienti che commentavano, ricordo i militari arroganti che ti guardavano dall’alto in basso, tutti piccoli e scuri e sempre in gruppo, i vigliacchi. Credo che il limite per me scatti quando l’altro ti guarda come preda, come inferiore, quando si permette qualcosa che non è una frase che vuol dire qualcosa, quando invade e non lascia spazio per dire no. Se il vecchietto in coda alla coop mi dice che sono una bella signora, o se me lo dice un uomo spontaneamente, sinceramente mentre aspetto di essere servita al bar, non mi disturba. Mi disturba il gioco di potere che si innesca, quando sono sola ed eventualmente non posso chiedere aiuto, quando qualcuno mi segue… insomma mi dà fastidio quando è molestia e non è apprezzamento, ma forse siamo talmente abituate noi, che il confine è diventato cosa che ciscuna di noi si sente sulla pelle.

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        • mi è chiaro. ecco, quello che mi ha disarmato è stata la totale freddezza nei confronti dell’episodio narrato dal video – pur con tutti gli artefatti di montaggio – come se una risposta razionale volesse a tutti costi spostare il confine “al di qua”, al non riconoscimento della molestia.

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  5. Quando ho visto quel video mi è sembrato che fosse costruito ad hoc per sottolineare quello che voleva dire. Non sembra verosimile, ha un ché di costruito e questo può infastidire e farti pensare “va be’, ma che insulto è?”. Però effettivamente la linea di confine fra la battuta e la molestia è molto labile, bisognerebbe sempre contestualizzare il tutto. Io penso che se quella lì fosse mia figlia di 16 anni, mi avrebbe infastidito anche il “ciao bella”. Fosse stato detto a mia moglie di 48 sarebbe diverso. Capito che intendo dire?

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      • Perché a 16 anni non hai la struttura mentale, l’esperienza, (se vuoi la malizia) per capire se quella battuta è un apprezzamento o un offesa, se la persona vuole scherzare o se ha un doppio senso. Quanto al video sì, mi sembra costruito, ma forse sono io ingenuo!

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        • no, no, il video è sicuramente costruito, mi sembra chiaro che far stare dieci ore in due minuti richieda non poche abilità di montaggio; tieni inoltre presente che è un video utilizzato come sostegno ad una campagna, quindi l’artificio era probabilmente necessario.
          concordo sul discorso età se visto lato-donna e con la “pancia” rappresentata dalla tutela paterna. non però se leggo il tutto da parte opposta: la mia riflessione è assolutamente a prescindere dall’età.

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  6. L’avevo già visto e la prima cosa che ho pensato è stata:”hanno scoperto l’acqua calda”. A me capita spesso, da parte di un range di uomini ampissimo per razza, età, estrazione sociale. Francamente è una rottura di scatole e, di certo, non rafforza l’autostima. Mi sento molto oggetto.
    (A scanso di equivoci succede sia quando sono ‘in tiro’ sia quando sono in giro il tuta con il cane, per dire che non è necessariamente la donna a ‘provocare’)

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    • ma sai che invece tra i commenti usciti c’è stato anche “beh, a volte fa anche piacere quando si accorgono di te per strada, poi”. ho avuto la sensazione che, per alcune di loro, al contrario non fosse una dinamica lesiva di autostima. questo per me è scoraggiante.

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  7. io trovo di cattivo gusto e invadente – neutrale se posso così dire – ancor prima (e ancor più) che maschilista qualunque commento un estraneo possa fare a un altro di qualsiasi natura sia che rilevi scarsa sensibilità e rispetto. a meno che non sia un monito utile tipo: mi scusi le è caduta la confezione di fazzoletti. grazie, prego.

    in questo senso, seppur percentualmente irrilevante mi dirai, la cosa vale anche per una donna che commenta il fondo schiena maschile di un passante.

    io ne faccio una questione preliminarmente di confine tra le persone, di cautela e rispetto verso l’essere estranei. questo perché non credo che le persone siano opere d’arte inanimate (quantomeno afasiche) al cospetto delle quali puoi esprimere emozioni a voce alta, o almeno mi mette a disagio l’idea che qualcuno di estraneo lo faccia con me; ognuno potrebbe leggere in un complimento qualunque cosa, cioè solo un complimento oppure una specie di invasione del proprio spazio, altri ancora una vera e propria molestia.

    non so se si capisce quello che voglio dire.

    bella ciao, peraltro, per me è solo una meravigliosa canzone.

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    • saré, questo non è un commento, questo è il senso dei miei pensieri che sta alla radice del post. come scrivevo ad edp, sposo in toto parola per parola (compresa l’ultima frase, ça va sans dire!). 😉
      detto questo, rimangono gli interrogativi successivi genere-dipendenti, e lì si ferma la mia comprensione.

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  8. amme.
    arriva in soccorso l’etimologia del verbo molestare, secondo me.
    Recare molestia, dare grave noia e fastidio (fra tutti treccani)

    per cui, dal mio punto di vista, oltrepassare un confine saltando le staccionate della cautela e del rispetto è una molestia. e potrebbe essere una frase tipo: “sei bella” o qualsiasi altra frase che riduce, fino a eliminarle, le distanze – che io reputo sane – tra estranei. intendo frasi che sono mirate, molto personali e potenzialmente imbarazzanti.

    ora, il punto qui è la caratterizzazione della molestia, se sia cioè una molestia sessuale.
    e credo che in questo caso valgano luoghi, modi, tempi (e qui quoto quanto ha detto edp) e valga pure il senso del pudore e del pericolo che ogni persona ha, e credo sia in una certa misura variabile.

    non mi sento molestata sessualmente da un sei bella, ma semplicemente mi sento invasa nel mio spazio rispetto a una esternazione che è in qualche modo imbarazzante. mi manda ai pazzi nella stessa misura in cui mi farebbe irrigidire la medesima invadenza subita da un uomo, èh.

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    • molto interessante quello cha hai scritto. ancora, mi chiedo se oltre a luoghi, modi, tempi diversi, senso del pudore e del pericolo non ci sia qualcosa d’altro, alla radice, un qualche “flic-dans-la-tete” che impedisce di marcare lucidamente il confine.

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  9. A me è capitato un sacco di volte di essere stuzzicata con parole spesso volgari e non è una cosa per niente piacevole. La donna potrebbe aspirare a molto di più, ma purtroppo degli stereotipi la imprigionano in basso. Mi capitassero le tue colleghe davanti diventerei una iena.

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  10. mizzica, certo che il troppo stroppia!
    La mia sgangherata opinione è che un po’ di commenti non aggressivi o volgari (dai, ma che male davvero può fare all’autostima che qlcn ti dica “complimenti alla mamma!”).
    Il fatto qui è che c’è una aggressione diversa che sta nella quantità e qualità, ovvero dall’abitudine che evidentemente questi uomini hanno nel fare commenti anche solo per provarci, a prescindere da un interesse effettivo suscitato dalla ragazza in quanto tale. Questo rende la situazione insopportabile per la sua banale ripetitività. E la rende oggetto.
    Però daiiiii….quando tu passi e uno – nella sua bonaria goduria – ti dice “beato il tuo l’uomo che cena con te stasera!” …oggettivamente…ma che te ne vai a buco ritto senza manco un sorriso? 😀
    E cmq per par condicio non ho ritegno ne vergogna nel dire che anche io – rariter, ma veramente rariter e proprio che mi venivano da dentro ed ero assai più giovane (ho fatto abbastanza premesse?) – ho lanciato degli apprezzamenti a dei ragazzi. Uno mi è valsa un’amicizia di lunga data! 😉

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  11. Credo che l’asse di intersezione sia il pop. Ragionare come donna al di fuori del pop oggi porta fuori strada. Noi abbiamo una concezione del femminismo poco aggiornata. Non credo che le tue colleghe siano stupide, solo non si rendono conto che così il confine si fa troppo sottile.
    Un saluto

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    • assolutamente, le mie colleghe sono tutt’altro che stupide, anzi, non lo penserei mai. è proprio perché le ritengo persone intelligenti per tanti aspetti che rimango allibito di fronte a tale.
      non son sicuro di aver capito però cosa tu intenda con ragionare al di fuori del pop: immagino il pensiero sia simile a quello di entalpia sugli stereotipi, ma chiedo conferma.

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  12. In genere faccio come la ragazza nel video, ovvero ignoro, ma quando sto girata rispondo e sai che mi dicono? “Ma che c’hai le tue cose?”. E a quel punto dovrebbe scattare il machete, solo che farsi arrestare non conviene di questi tempi.
    Un’altra risposta è “ma se una donna mi rivolge la parola, mica la denuncio per molestie”, adesso non vorrei passare per la femminista che non sono, ma, onestamente, quante volte vi capita che una donna vi segua per strada, vi faccia battute volgari, vi metta il braccio sulle spalle?

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    • caspita, l’esempio che riporti è calzante e illuminante: effettivamente l’allusione alla ciclicità ormonale è entrata talmente nell’uso comune che forse bisognerebbe andare alla radice proprio partendo da lì, dal fatto che il meccanismo è talmente insito nel linguaggio e nella relazione quotidiana che è ovvio non stupirsi di fronte a episodi come quello del video.

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      • Siamo un po’ condannate a essere giudicate in quanto uteri (isteria vien da lì), come se il nostro carattere e le nostre reazioni dipendessero solo dagli ormoni.
        Se un uomo è di malumore, poverino gli sarà successo qualcosa; se una donna è di malumore, omamma ha le sue cose.
        Questi uomini qui (anche se nel video mi pare ci sia una bella componente razzista, ma vabè, tanto lo sappiamo che l’essere cafoni non dipende dalla pelle ma dall’educazione, lo sappiamo qui almeno), ecco, questi qui li fare passare in mezzo ad altri uomini, ma gay, e farei dire ai gay quello che ci dicono loro ogni giorno, e poi vediamo se sono gli ormoni o che.
        Che poi molti dicono anche “eh, ma se fosse figo quello che ti fischia, mica ti darebbe fastidio”, ma secondo voi quanto può risultare interessante un figo che pare cresciuto con le pecore? Io a quel paese mando tutti, manco mi giro per vedere che faccia hanno, ma, fosse pure E. Norton, manderei al diavolo anche lui.

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  13. il confine tra un “ciao bella” onesto, sincero e apprezzabile ed un “ciao bella” volgare e molesto è davvero sottile, e non sta nelle parole, quanto in tutto il resto: tono della voce, sguardi, gestualità.
    me sembra che questi “ciao bella” fossero tutti del secondo tipo, ovvero, l’abbreviazione di “ciao bella troia, fatti scopare”.

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  14. L’impressione è quella di una categoria di uomini senza “filtri”, incapaci di autocontrollo, in questo caso, nel tragitto (troppo breve) tra cervello e voce. Il che lascia pensare che siano gli stessi uomini che facilmente trascenderebbero in una conversazione passando per esempio all’aggressività fisica, dopo quella verbale. Quando il pensiero resta così in superficie è difficile che tenga conto dell’altro in termini di rispetto e di libertà. A me dà più fastidio il concetto di questa arretratezza interiore, che sta a monte di tutte queste manifestazioni. Ma metto sullo stesso livello anche il primario o l’avvocato che pur dicendolo in modo più forbito hanno la stessa modalità con la malcapitata, cioè un’invasione a gamba tesa, volgare, inopportuna. Forse parte di ciò che hai percepito dalle tue amiche è anche il senso di impotenza che deriva dal fatto che non “correggerai” mai le attitudini del passante senza freni inibitori se prima non cambi la sua formazione culturale, se non rendi forti altri stimoli e non solo quelli sessuali (e anche quelli sessuali non li arricchisci di significati più profondi). Per me tutto ciò che si condivide in pieno accordo, reciprocamente e simmetricamente tra persone adulte è comunque una libera scelta, tutto il resto è quantomeno molesto, poi magari prepotente, fino a diventare violento.
    (Già camminare per 10 ore era un bell’impegno, disse la pigra).

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    • altro commento illuminante, che rafforza quanto scriveva ellagadda. quando parli di quel senso di impotenza (che da uomo, mi rendo conto, non è sempre immediato cogliere), realizzo che in tutto ciò quel benedetto cromosoma di differenza, mannaggia, conta.
      la riflessione sul senso del limite è un altro aspetto che, in realtà, constato quotidianamente su altre dinamiche che non necessariamente richiamano “violenza fisica”: la mia collega che dà per scontato di essere lei a dover stirare le camicie del marito, ad esempio…

      (soprattutto dopo aver portato in braccio il dedde, immagino) 😉

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  15. Sono d’accordo in toto con quanto dici. Ricordi che parlai della mia esperienza questa estate sul bus per la piscina e ne vennero fuori commenti nei quali, proprio donne, si misero a dissertare sulla mia presunta avvenenza, come se questo potesse giustificare. Io credo che un estraneo non si debba permettere di farmi apprezzamenti di alcun tipo, e che chiunque nel rivolgere la parola a chiunque che non conosca debba usare elementari forme formulari di cortesia. Ma persone come la mia mamma, che mi ha correttamente insegnato che, ovviamente, dirsi “arrivederci” tra estranei non è il massimo della corretta educazione, ce ne sono purtroppo poche.

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    • sì, ricordo quando raccontasti di quell’esperienza. gestire in maniera adeguata, cortese (ma non solo, anche delicata), la relazione con estranei fa parte di un bagaglio culturale ed esperienziale non indifferente.
      l’arrivederci, per me, invece, è altra faccenda: in alcune zone della toscana, quando ti saluti, c’è un grammaticalmente improbabile “arrivederla” che la fa da padrone e da formula di cortesia universale. ecco, sono cresciuto con quello… 😉

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  16. Io penso che prima di iniziare a vivisezionare ciò che è molesto da ciò che non lo è a livello atomico, ci sia bisogno di partire dalla distinzione donna/persona. Questo video mette secondo me in chiaro proprio questo: in giro non vedono la persona, ma la donna.

    “quale è il problema?” mi direbbero le mie colleghe “a me fa piacere se qualcuno mi nota e pensa che io sia una bella donna” continuerebbero. E non sto esagerando o inventando, è un pensiero comune, posso anche provare a fare un sondaggio ma credo non si discosterebbe molto da ciò che ho immaginato.ù

    Quale è il problema, allora? Il problema è che secondo me passare dal vedere non più persone ma donne (e anche uomini) rompe delle barriere. Se vogliamo è il discorso che fa rideafa, annulla il naturale confine che c’è invece tra gli individui, perché tutti abbiamo delle mura intorno a noi che poi ridefiniamo a seconda dei contesti e delle interazioni sociali. MA SIAMO NOI a decidere quando e come, non gli altri che si avvicinano a noi.

    L’annullamento della “persona” in luogo della “donna” invece fa sì che gli altri si sentano autorizzati a oltrepassare naturalmente quel confine.

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    • anche quello è uno dei commenti uscito durante la conversazione, neanche a dirlo.
      sì, concordo, torvo anch’io analogia con quanto scrive rideafa (e non solo, fino a quello appena letto di povna): c’è un problema a monte, quello dell’annichilimento unilaterale del confine, in una relazione tra individui di qualunque genere.

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  17. Io penso che ciò che si vede nel video non sia “neutro”, non si tratta solo di buona educazione (che pure eviterebbe gran parte di questo genere di molestie stradali) fra individui e rispetto dell’altro. Basta fare un piccolo esperimento mentale e pensare a un’inversione di genere: nel caso in esame pensiamo che sia un uomo a aver girato per ore e che siano state le donne a farne oggetto di attenzione. Se la cosa vi pare grottesca e/o straniante, allora sì è una questione di genere. Purtroppo, come ho tristemente notato più e più volte nella vita, sono le donne le peggiori misogine che io conosca.

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  18. Oggi, approfittando della mezza mattina libera, dopo l’allenamento, ho avuto modo di leggere i nuovi commenti e aggiornarmi sul dibattito.
    Volevo aggiungere due osservazioni. La prima è che concordo molto con chi dice che il livello di interazione con estranei si configura come maleducata invasione in tutte quelle situazioni in cui non sia un educato: “Mi scusi le sono caduti i fazzoletti”, oppure: “Mi scusi, sa dirmi in che direzione devo andare per la Coop”, detto sempre in tono gentile e, specie se si chiedono indicazioni complicate, cosa legittima se fatta con educazione, avendo l’accortezza di non fermare in maniera importuna chi sia palesemente di fretta o in altre e complicate faccende affaccendato.
    La seconda considerazione deriva direttamente da questa. Sono consapevole, dunque, che il mio livello di intolleranza alla mala educazione (nel senso proprio di essere stati mal elevés da piccini) è molto alto. Mi rendo perfettamente conto che ci possono essere posizioni, legittime, differenti dalle mie. Che rispetto, anche se non sono le mie. Poiché però nel comune patto di cittadinanza il rispetto è una questione che deve coinvolgere tutti, credo che ancora una volta quello che difetti nel giudizio di un altrui, uomo o donna che sia, che sostiene che quelli proposti dal video non sono apprezzamenti sia una adeguata dose di laicità. Mi spiego meglio: no matters quanto al singolo faccia piacere o ritenga che possano far piacere certi apprezzamenti, almanaccando sul confine più o meno sottile tra molestia e complimento, il fatto stesso che a certe persone non faccia piacere essere apostrofate gratuitamente da estranei fissa in questo elemento il limite della buona educazione nei rapporti tra sconosciuti. Punto. Perché, nel dubbio, è meglio un difetto di confidenza, che tutela tutti, che un eccesso. Perché, nel dubbio, io devo sempre presumere, salvo palesi informazioni contrarie, di trovarmi di fronte una persona come me, che non apprezza essere importunata da estranei se non molto urbanamente nelle fattispecie già indicate.
    Il resto è ricamo. Ma, soprattutto, presunzione di conformità del mondo al proprio ombelico. Tutto qui.

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    • ineccepibile e pienamente condivisi entrambi i punti. ciò che apprezzo maggiormente è che l’adozione di un semplice pragmatismo (sul difetto di confidenza) consentirebbe in certi contesti grandi benefici collettivi. questo, aggiungerei, dato per assunto che – da mammiferi imperfetti quali siamo… – non riusciamo a raggiungere la situazione ideale di un ascolto reciproco (basato su segni comunicativi non verbali, sensazioni, percezioni) tale da consentirci di scegliere il grado di interazione giusto al momento giusto e con l’interlocutore giusto.

      approfitto della risposta al tuo commento per inserire il link ad un sito (questo) che tocca invece molto bene l’altro aspetto, quello metodologico e procedurale relativo alla creazione del video, aspetto che non avevo volutamente toccato perché esulava dalla sostanza del post.

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  19. L’ho visto questo video, e pure quello fatto a Roma sulla base dello stesso esperimento. Sarà una forma di inciviltà o cinismo, ma io non sono riuscito a trovarci nulla di rilevante in questo filmato. Quindi non mi viene nulla di intelligente da dire. Che vorrà dire?

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        • no, vabbè, l’avevo messa giù un po’ spessa, non è questione di indignazione, già ho specificato che il punto non era il video in sé ma la posizione delle mie colleghe in merito. però sarei curioso di sapere se quel “nulla di rilevante” corrisponda semplicemente a un “è normale che succeda”, perché sto iniziando a temere ci siano delle cose che mi sfuggono.

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          • No, corrisponde a una mia classifica personale di indignazione rispetto a una questione più ampia. Tipo, prima del fischio per strada: perché se una rimane in cinta deve temere il licenziamento? Cioè io non ho mai fischiato a una donna per strada, ma nemmeno ho mai buttato cartacce per terra o parcheggiato in un posto per disabili. Se il tema era indignarsi per la normale inciviltà delle persone ok, ma non credo che il video mi suggerisca più di questo. E la discussione delle tue colleghe conferma questa sensazione, cioè che delle cose minute se ne parla in maniera minuta, generando commenti come fosse una partita di calcio. Ma è tutto opinabile, e sono disposto a cambiare idea se mi fai capire dove sbaglio.

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  20. Vuoi sapere cosa ti sfugge? Che le donne sono le peggiori nemiche di se stesse. Non so come sia stato girato il video, non so se ci fosse dietro una campagna pubblicitaria o della buona fede, so che se sei una donna e giri spesso da sola, a piedi (non in auto chiusa dentro etc) in una città come Milano arrivi a giornata che odi il mondo.

    È vero che male fa un “ciao, bella”, se è uno e non quarantacinque, se non è accompagnato dagli occhi che ti squadrano (comunque tu sia vestita), contornato con le battutine, con i fischi per strada, seguito da quello che ti si è piazzato davanti per non farti passare ridendo e sgomitando con gli amici, preceduto da quell’altro che ti ha seguita all’uscita dalla metro ed era buio e tu hai iniziato ad avere paura sul serio.

    Non serve essere bella davvero. Non servono i tacchi, il trucco, lo sguardo. Non serve niente. È sufficiente essere donne e sole (ovvero non accompagnate da un esemplare di sesso maschile che possa rivendicare diritti sulla merce) per essere importunate continuamente, viste solo come un oggetto, apostrofate, seguite, derise. Non persone, solo carne da macello.

    (So che ora sembrerò una zitella acida, femminista che odia gli uomini, invece pensa che mi piacciono anche parecchio, quando non fanno i cretini per strada. Non di rado li difendo anche rispetto alle piccole ossessioni femminili da cui sono angosciati, ne apprezzo la lealtà quasi fraterna, a confronto dell’invidia da pugnalata alle spalle che non di rado contorna la cosiddetta amicizia tra donne. Ne frequento parecchi, ne stimo non pochi, ne amo qualcuno. Ma sul sessismo sempre giustificato e mai condannato, quasi presupposto imprescindibile della nostra cultura, io no, non ce la faccio. Oltre l’indignazione, ormai è rabbia cieca.

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    • sai che la prima cosa che ho pensato guardando questo video è (indipendentemente da buona fede, campagne etc etc): “e a milano?”
      era il parere che chiedevo alle mie colleghe. era quella sensazione che, da uomo, fatico ovviamente a percepire (pur essendo, credo, abbastanza attento osservatore). eppure, in altre occasioni, da loro stesse mi è già capitato di sentire parole tipo: “non faccio la tal cosa, perché da sola lì a quell’ora non vorrei andare”. questo mi fa pensare, quel “da sola”, il fatto che non tanto venga effettivamente percepita come pericolo la cosa in sé, quanto venga vissuta come rassicurante la presenza di altre persone attorno (come dire: non guardiamo in faccia la sostanza del problema).

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  21. Ma infatti siamo circondati da una grandissima ipocrisia. Donne che fanno le fighe a vantarsi della loro indipendenza, della libertà reale e di pensiero che vivono, del fare, disfare che per loro non è un problema. E poi hanno paura ad andare in giro per strada. In quella zona. Alla tale ora. Con la gonna. Da sole. Si raccontano che possono fare sempre, tutto, in autonomia. E alla fine girano continuamente col bodyguard oppure non si allontanano di due metri da casa.

    C’è un cazzo di problema. Ammettiamolo. Ci fa apparire meno invincibili? Meglio un’amara realtà, che una simpatica bugia. Per esempio, lo dico onestamente, trovandomi a dover cambiare casa per motivi vari, ho scelto di allontanarmi dal quartiere “popolare” in cui vivevo, privilegiando una zona più centrale per poter tirare il respiro dopo 4 anni a litigare per strada con uomini vari. Secondo me, è gravissimo. Ma possiamo stare qui a raccontarci che non è vero, che sono io che me la meno, che si vede che vado in giro conciata come una troia e risolvere la questione.

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  22. Assolutamente d’accordo. L’affermazione sull’abbigliamento era volutamente provocatoria (insegno ai settenni, è ovvio quale possa essere il mio abbigliamento quotidiano), perché alla fine si sa che se il problema non esiste, o è nella testa di chi lo espone, o dipende da tale persona (che quindi diventa il problema).

    Il sondaggio conferma qualcosa di cui sono assolutamente convinta: al di là di quello che ne dicono apertamente in pubblico, buona parte delle persone (in Brasile, qui, altrove) ritiene che della violenza o della molestia le donne siano in parte colpevoli. Punto. Spostare la responsabilità dal carnefice alla vittima credo sia uno degli atti più vili che si possano commettere, ma assolve tante coscienze (sporche) e nasconde (male) sotto il tappeto tanta polvere.

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  23. Oh, sì, assolutamente. Questa è una delle classiche manifestazioni di una cultura che comunque relega la donna in un luogo di sottomissione, anche se non ha del tutto il coraggio di dirlo ad alta voce: il femminicidio, che nel nostro paese è una realtà costante, ha *sempre* una giustificazione.

    Un marito, fidanzato, geloso, rifiutato, arrabbiato. Un padre che voleva bene della figlia, che ha fatto di tutto per educarla e tutelarla. Fino ad ammazzarla. Quando non si sa a cosa attaccarsi, allora si tira fuori il raptus di follia: un evento immaginario, non supportato da alcuna spiegazione scientifica, che “assolve” il povero assassino, senza colpa perché “non era in sé”. (In chi era, allora? Ah, boh).

    È una questione su cui mi arrabbio parecchio, perché ho avuto modo di vedere quanto poco basta, quanto è sottile il confine tra la persona che ami e il carnefice che si può rivelare nel tempo, sostenuto e giustificato dalla realtà esterna. Quanta è piccola la distanza tra l’incomprensione e la violenza. Fisica, psicologica, emotiva, capace di condizionare l’esperienza sul lungo periodo.

    Siamo (siete, sono… non so quale persona vogliamo scegliere) tutti *complici*.

    (Oh, no, mai insegnato alle medie e alle superiori. Insegnavo in università, anni fa. Non ho mezze misure. Ho preso una prima elementare lo scorso anno, ora siamo in seconda… Con fatica, ma anche tanta soddisfazione.)

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