trentasette

Trentasette, come coloro (30 uomini e 7 donne) nei confronti dei quali sono state applicate le misure cautelari della custodia in carcere o degli arresti domiciliari, in attesa di giudizio, all’interno dell’ordinanza definita “mondo di mezzo” e riguardante la vicenda ormai nota ai più come “Mafia Capitale”. Sì, proprio quella che sta riempiendo le pagine dei giornali negli giorni in cui il rapporto di Transparency International ascrive l’Italia a paese con il più alto livello di corruzione pubblica percepita tra i paesi dell’Unione Europea; quella che sta diventando la patata bollente del nostro attuale PresDelCons per via del fatto che il suo partito non è certo immune dal coinvolgimento nell’inchiesta; quella che nel registro degli indagati vede la partecipazione straordinaria e in qualità di ospite d’onore nientepopodimeno che dell’ex-sindaco capitolino e (mai ex) fascista Gianni Alemanno (sì, il fascista, in culo al politically correct, perché ci son certe persone per cui vale lo slogan “un fascista è per sempre”). Trentasette, e in cima a tutti lui, uno di quegli uomini che silenziosamente ha tessuto i fili di quanto c’è stato di più marcio in Italia negli ultimi quarant’anni.

Trentasette, come trentasette donne. Quelle che, proprio negli stessi giorni, da una settimana stanno occupando la “loro” miniera, una delle vecchie miniere di zinco del Sulcis Iglesiente, regione d’ambiente martoriato e di povertà, per riuscire ad ottenere quanto spetta loro: uno, anzi molti, e arretrati, stipendi. Questa notizia non ha trovato, né troverà lo stesso spazio mediatico della precedente. Forse perché le miniere di zinco contano meno di quelle (virtuali) d’oro che eran la casse della capitale, forse perché la Sardegna fa più notizia quando si parla di Villa Certosa, forse perché quelle trentasette occupanti, in elmetto e passamontagna, sono donne. Chissà.

Trentasette. Medesimo numero, due diverse umanità.

26 thoughts on “trentasette

  1. Dio, se senti il deficiente che fa la rassegna stampa questa settimana su radiotre te ne parla eccome…. Pensavo che avessimo toccato il fondo due settimane fa ma il peggio non è mai morto, no no no.

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  2. A volte penso che ci vorrebbero altri due tipi di telegiornale oltre a quello che ormai tutti conosciamo cioè quello che ci racconta per sommi capi, di solito in modo abbastanza incomprensibile, le avventure politiche dei narcisi che hanno preso il potere e i fatti di cronaca che soddisfano il nostro sadismo latente. Oltre a questo primo tipo ce ne vorrebbe un secondo, quello che ci informi riguardo le proteste che ci sono in giro per il nostro paese, sì, perché penso (o voglio sperare) che non stiamo sempre tutti seduti sul divano davanti alla tv, le trentasette donne di cui parli sono un esempio, ma, restando in Sardegna cito il Movimento pastori sardi e chissà quanti altri casi ci sono come questi. Il terzo tipo di telegiornale che vorrei è quello che ci racconti le notizie positive riguardanti l’Italia, per esempio le scoperte scientifiche che tutto il mondo ci invidia e che continuano ad uscire dai nostri impressionanti laboratori, le buone leggi che ancora, sorprendentemente, vengono varate, le azioni positive per il territorio, qualcosa che insomma ricominci a farci sentire uniti, che ricominci a parlare dei motivi di questo nostro paese, che ci restituisca la dignità di essere italiani.

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      • Be’, diciamo che la tv è in casa di tutti e chiunque la sa usare, il pc invece no. Sarebbe un po’ come la trasmissione “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi, unì l’Italia più di Garibaldi e instillò speranze e dignità alle persone, indistintamente.

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        • per quel che vedo, sento da “commenti raccolti in intercettazioni ambientali”, leggo sul sito (da dove si possono scaricare tutte le trasmissioni), report si avvicina a quell’ensemble di denuncia ma anche di racconto di vicende positive di cui parlavi nel commento precedente. forse non è l’unico. ricordo un bel libro di jacopo fo, al riguardo.

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  3. E’ quelli che fino a qualche giorno fa, tanto per dare addosso a Marino (anche lui, per carità…) rimpiangevano Alemanno sono serviti. Come scrivevo l’altro giorno, la memoria storica di un pesce rosso (che forse di quel colore in Italia, giusto i pesci ci sono rimasti!)

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  4. Mafia capitale è sempre lo stesso capitolo con un nuovo incipit. Lo stesso capitolo da ormai troppi anni. L’altra umanità quel poco di dignità che rimane. Bel pezzo.
    Un saluto

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