a due corsie

Un miliardo di euro in reti autostradali. O meglio: reti ciclostradali. In Norvegia (ripeto, mica che sfugga il concetto: in Norvegia, luogo di neve-cento-giorni-all’anno-quando-è-poca, inverni da due ore di luce e meno venti gradi di regola, per non dimenticare un profilo territoriale mediamente collinare) il governo investe un miliardo di euro – scrivesi uno, seguito da nove zeri – per costruire intorno alle grandi città una “rete autostradale per biciclette” che le colleghi con i paesi dell’hinterland, per poter favorire lo spostamento dei pendolari. Una rete ciclostradale, appunto: dovrebbero chiamarsi così delle strade a due corsie, inclusa quella di sorpasso quindi, destinate ai vecoli a due ruote non a motore. Non è una scelta così insensata per un paese che punta a innalzare al 20% la percentuale di ciclo-pendolari, le persone che si recano quotidianamente a lavoro in bicicletta. Di quanto riportano i media sottolineo un aspetto: chi d’inverno sospende il pendolarismo ciclabile nei paesi nordici indica come causa «la mancata manutenzione e la scarsa sicurezza di alcuni tratti» ed esenta da responsabilità le condizioni atmosferiche avverse- a riprova e sostegno di un aforisma illuminante di un mio caro amico: «Non esiste il tempo brutto. Esiste l’abbigliamento sbagliato». Inutile aggiungere che un clima mediterraneo e normalmente mite, precipitazioni nevose non eccessive e i terreni mediamente pianeggianti come quelli delle terre padane non potrebbero che aiutare.

Questa buona notizia che arriva dal Nord Europa mi ricorda l’incentivo francese per chi si reca al lavoro in bicicletta: 25 centesimi di euro al km (ne scrissi qui, quando era ancora una semplice proposta di legge). A distanza di due anni, a Torino e Milano stanno iniziando a pensare che la proposta non sia poi così male, e forse varrebbe la pena raccoglierla (qui la notizia). Posto che questo è un perfetto esempio della sempre auspicabile preferenza nei confronti dell’ottimismo della volontà, da raccontare ai nostri figli nel momento in cui si ostineranno a sbatterci in faccia un razionale pessimismo, se tanto mi dà tanto non mancano molti lustri a quando vedremo comparire i primi bicigrill (con: gonfiaggio gomme, ciclofficina e vendita kit riparazione, servizio bar con spremute d’arancia, caffè e brioches calde, nonché imprescindibile vendita di mantelline per la pioggia) sulla ciclostrada A1 che affiancherà, garrula, il Naviglio pavese.

P.S. a proposito di Torino. Lungo la ciclostrada sarebbe inevitabile, pecunia non olet, la presenza di cartelli pubblicitari. Ecco, dato che i torinesi – a quanto ho capito dalla foto qui in calce recentemente circolata sul web – hanno dato prova di sapersi divertire (e pure molto), mi augurerei che non facessero mancare, per l’evenuale occasione, la loro sagacia ed il loro supporto.

eaudinolfi

47 thoughts on “a due corsie

  1. Quando apprendo queste notizie vengo colta puntualmente da quella sensazione avvilente di vivere in un paese piccolo, arretrato e mediocre. È soffocante. Mentre leggevo mi veniva in mente l’entusiasmo di noi ragazzini negli anni novanta quando, a Milano in zona Famagosta, avevano realizzato alcune piste ciclabili (ancora non mi ero trasferita nella velenosa Brianza). A fine lavori ci accorgemmo che la pista ciclabile che costeggiava la strada principale era mozzata. Ovveto: terminava con un piccolo scalino al quale seguiva un marciapiedi più basso. Noi dovevamo scendere dalla bici e buttarci in strada. Le nostre mamme dicevano: ” Son finiti i soldi, ma la sistemeranno”. A distanza di 25 anni è ancora così. L’unica differenza è che, rispetto ad allora, non vedo più nessuno andare in bicicletta su quella pista ciclabile…

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    • mah, ti dirò, rispetto alle piste ciclabili non me la sento di condannare senza appello un paese intero. ci son città nelle quali il trasporto su bici è incentivato, supportato e conseguentemente praticato da una marea di cittadini. milano, ecco, diciamo che non è fra queste (anche se molto è stato fatto, soprattutto con il bike-sharing).
      dici la cicalabile nella via parallela a quella del san paolo? le piste ciclabili tronche sono talmente frequenti (ma non solo in italia) che c’è diversi siti web nati apposta per raccoglierne istantanee su istantanee. a proposito di ciclabili interrotte, quando puoi guarda il video che ho linkato in fondo al precedente post (https://ammennicolidipensiero.wordpress.com/2014/03/13/venticinque-cent/, che per altro presenta un curioso esempio di ciclabile interrotta). è cult.

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  2. E ti aspettavo qui fratello, quando ho letto che la rete norvegese è fatta perché i ciclisti corrano fino a 40 all’ora poi, mi è preso un brivido. E noi qui a schivar le vecchie con le borse della spesa che passeggiano con barboncino sulla ciclabile….

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    • allora, l’altro giorno – per evitare un furgoncino che mi ha stretto la strada – ne ho centrata una sulla settantina. sul serio, non sto scherzando. ha pure cercato di prendermi a borsettate (di pelle di coccodrillo, credo), insultandomi. ti confesso che un po’, a farle scendere il cerone e a farle tremare la chincaglieria da madaminchia appesa a orecchie collo e polsi, il lato perfido della mia persona ha sogghignato.

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  3. Non è solo un problema di “strade” che costruite sicuramente incentiverebbero l’utilizzo della bici ma anche di cultura. Motorini o mezzi a motore sulle ciclabili, pedoni, che magari non avendo un marciapiedi fruibile sfruttano la pista ciclabile.
    Ed oltre al senso civico di ognuno ci vorrebbero le persone che multino chi non rispetta la legge.. e mi viene in mente la gente che ancora butta via le cicche di sigarette e mai mi è capitato di vedere un vigile o altro organo fermare la persona e dargli una multa (senza pensare al rischio di pestare ogni 3×2 cacche sulle strade)

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  4. Anche in Olanda c’e’ l’incentivo per chi va al lavoro in bici (ma li’ le bici sono piu’ delle persone :-)). Ogni volta che ricevo una proposta di contratto olandese, c’e’ alla fine il bonus bicicletta, che varia a seconda della distanza del tuo appartamento dal luogo di lavoro.

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  5. Buone notizie:
    – A Massarosa (in Versilia) il comune paga davvero i 25 cents a chi va al lavoro in bicicletta… http://www.quinewsversilia.it/massarosa-per-chi-va-a-lavoro-in-bici-600-euro-allanno.htm
    – Firenze avresti potuto arrotare la madaminchia a norma di legge… Infatti abbiamo piste ciclabili per pedoni… cioè marciapiedi dipinti di rosso dove transitano sia bici che pedoni (con segnaletica che comprende entrambi). Uno famoso è sul lungarno e oltre ai pedoni ci sono pure i turisti che si mettono in mezzo per farsi le foto… e poi ce ne sono altri in periferia….

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    • grandi a massarosa!!! non lo sapevo! QUESTA è la notiza del post! grazie updm! 🙂
      le piste ciclabili per pedoni, lo so, esistono. guarda, io penso che, piuttosto che niente, quelle. almeno è dichiarato che lo spazio è dedicato a entrambi.
      (rimane un dubbio, il più grande: tra una fiorentina e una varesotta, chi è più madaminchia?)

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    • (tra parentesi, diciamola tutta: uno su due viaggia col contropedale o con lo scatto fisso. con lo scatto fisso, a 40 all’ora, mica inchiodi, se uno è sulla tua strada pace all’anima sua. questo significa che ci vuole come minimo il doppio, di senso civico)

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  6. Mah!
    Io lo penso e a volte riesco perfino a dirlo (ormai ho smesso di parlarne..): in Italia servirebbero serietà punizioni multe e smetterla con tutte ste cagate del perdono e della tolleranza. Questo è altro…
    Ma quando lo dico a volte mi pento perchè sembro il boia.
    Quindi che rispondere? teniamoci le cacche dei cani sui marciapiedi, i SUV con le bionde leopardate alla guida che portano a scuola i figli (25enni), i rifiuti per la strada, le discariche selvagge (per divani lavatrici e lavandini marci) in mezzo a boschi che in primavera profumano di acacia (giuro, accade a 2 km da casa mia) La mancanza di rispetto per chiunque ciclisti pedoni ecc ecc. Ragazzi seduti sul bus noncuranti dei vecchietti in piedi. Quelli che scavalcano bellamente i tornelli del metro o ti si incollano al sedere per passare da quelli delle nord… Tanto il fesso davanti ha l’abbonamento no?.. E tutti i furbi della terra..
    L’altro giorno ho letto qui: http://goo.gl/iM1JIC
    Ve l’immaginate la stessa cosa in altre ragioni d’Italia? Io me le vedo, le mamme armate di forcone scendere in piazza incazzate nere dall’alto del tacco 12.

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    • ho sistemato il link.
      guarda, con la prima considerazione sfondi una porta aperta: la storia dimostra che la certezza della pena è miglior deterrente al reato rispetto alla gravità della medesima.
      con la proposta di trasformare le pene in attività socialmetne utili, sfondi la seconda porta aperta 🙂
      [con l’opinione riportata nell’articolo, invece, non sono del tutto d’accordo. il problema è associare le due parole “rieducativo” e “punitivo”. pensare che coltivare l’orto possa avere un significato punitivo significa prima di tutto non riuscire a separarsi dall’idea radicata che abbiamo della pena. sarei curioso di sapere se questa idea dell’orto come punitivo sia contenuta già nelle linee concettuali della proposta originale]

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      • Infatti non si attribuisce una accezione punitiva. Ma certo, è possibile che venga interpretata in questo modo: non studi, vai a lavorare la terra. In ogni caso, al di la’ della interpretazione che i ragazzi potrebbero attribuire alla questione, a mio avviso è importante il messaggio. Se non studi (e questo è adesso il tuo lavoro), lavori. Semplice. Poi potrebbe essere un’officina come la consegna delle pizze o la pulizia delle scale del Municipio, o cancellare le scritte sui muri (che magari insegna anche a non farle…).
        Intenderla come punizione sarebbe svilire il lavoro (nel campi come altri). Infatti…
        Buon pomeriggio

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          • Eccerto. Tutto viene strumentalizzato sempre. Tutto è politica e soldi e potere il che sono la stessa cosa. Tristezza. Infatti si vede come siamo messi.
            A casa mia tempo fa siamo stati costretti a cedere un pezzo di giardino al Comune. Nessuna sorpresa.. era un accordo in convenzione ai tempi della costruzione della mia casa. Il fatto è che il pezzo era piantumato, c’era una siepe di fusti parecchio adulti (di 15 anni).
            Evidentemente non c’erano interessi politici e i “verdi” non c’erano.
            E gli alberi sono stati tagliati, sdradicati e gettati in discarica dalle ruspette indisturbate.
            Bene, ora non ci sono piu’ gli arbusti della siepe e c’è una “zona standard” tipo parcheggio dove non parcheggia mai nessuno dato che a 200 metri c’è, da sempre, un altro parcheggio, da sempre deserto per il 50% almeno.
            Pero’ quando il verde lo vuoi tagliare tu dentro casa tua perche magari diventa pericoloso per il tuo tetto … non puoi.
            Perchè, giustamente, il verde è di tutti.
            Vabè… Un po’ OT ma.. si vede che oggi nun sta jurnata…

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          • ma no, per carità, ci mancherebbe che sia OT una questione ambientale in questo post! sui tagli negli spazi privati, posto che valgono regole diverse in contesti territoriali diversi, a quanto so la regola prevalente è che se sussiste una ragione valida e non c’è vincolo paesaggistico non serve avere permessi. però, concordo: non è infrequente che di fronte ad un (inutile) parcheggio e ad interssi economici d’altro genere non ci voglia molto ad applicare due pesi e due misure.

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  7. Devo dire che qui a Padova non possiamo lamentarci, credo che sia la prima o seconda città per numero di chilometri di piste ciclabili. Certamente ridurre l’utilizzo dei mezzi privati a motore dovrebbe davvero essere un obiettivo nazionale. Non avremmo bisogno di tante palestre e medicinali contro il colesterolo.

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    • Ma si… Nessun rimpianto per il tocco di giardino ceduto. Ma per le piante, un pochino si. A parte che stanno disboscando ovunque: pare che la gente si alzi la mattina e dice: cccià vediamo un po’ che strada si puo’ progettare oggi.
      Parco del Lura. Un dolore al cuore. Pero’ C’ ABBIAMO la Pedemontana C’ABBIAMO!! Vabè. Buon pomeriggio a tutti. Ad maiora.

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  8. Con le ciclabili il problema dell’indisciplinato ciclista è risolto… se ne crea però uno nuovo… spesso si sconvolgono tratti di strada che è pericoloso ritoccare al ribasso… Al solito, il buon senso dovrebbe governare perchè in linea teorica e di principio spostarsi con mezzi differenti dal motore fa bene a tutti!

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    • ironia della sorte: giusto poco fa ho ricevuto in notifica da reserachgate l’avviso di una post-doc position… in norvegia! vuoi dire che inizia a perseguitarmi?!? 😀 (scherzi a parte: attira turisticamente ma a viverci, uhm, no. d’acchito, la sensazione è che non sia climaticamente il mio luogo – che amo sì il freddo della montagna, ma in contesto di clima mediterraneo)

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  9. Tutto bello, ma devo segnalare un errore: la citazione che attribuisci al tuo amico deriva da Robert Baden-Powell, il quale diceva “non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”. 😉

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