In un tempo e in un paese, l’Italia, in cui le dicotomie di pensiero trovano terreno fertilissimo (global/no-global, TAV/NO-TAV, MUOS/NO-MUOS e così via, abbiamo almeno vent’anni di scelta), non potevamo esimerci dal vivere la polarizzazione Vax/NO-Vax – che dura già da tempo ma che con l’attuale pandemia ha raggiunto livelli di reciproco terrorismo psicologico da primato. In questo tempo, cerco con insistenza un senso nella via di mezzo, in quello “stat virtus” di antica memoria, e sono contento di poter condividere le riflessioni del mio amico Gaber, che pur in passato ha già discusso della possibilità o impossibilità di affrontare l’argomento con un pensiero laterale, su un argomento che in questo momento mi desta parecchia preoccupazione: un trattamento sanitario obbligato camuffato da responsabilità individuale (e con altrettanta, e sempre maggiore, preoccupazione, rispetto a quanto la scienza sia stata declassificata negli ultimi due anni a mero orpello della politica). A seguire il suo post.
P.S. di fronte ad una dicotomia, al contrario, non cercherò mai una via di mezzo: e non posso che gridare a gran voce che certi episodi devono, devono, devono essere perseguiti come reato di apologia del fascismo. Perché di questo si tratta.
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