miscellanea (a spasso tra ingerenze religiose, opinabili sentenze in tema di molestie sessuali e petizioni da brivido)

La mattinata è cominciata all’insegna di preghierine cattoliche pre-pasquali in contesto scolastico pubblico (sì, lo so, scrivo poco e quando scrivo batto sempre sugli stessi tasti e discuto dei soliti, noiosi, argomenti: ma tant’è, che una scuola statale diventi a tutti gli effetti luogo di culto – ancorché con il beneplacito di una platea accondiscendente e baciapile – proprio non mi va giù, come già raccontai in passato in questo post). La medesima mattinata, per mero dovere di cronaca, è proseguita con i treni sorprendentemente in orario, il che è meritevole di menzione data l’eccezionalità dell’evento (tant’è che ho perso il secondo treno che di solito riesco ad “agganciare” sfruttando i regolari minimo-cinque-minuti di flessibilità).
Approfitto di una – rara, ultimamente – pausa postprandiale per riprendere due righe che avevo salvato in bozza qualche sera fa e che mi sembrava un peccato lasciare nel dimenticatoio. Prima di tutto, però, due link: quello alla mia seconda volta da ospite in qualità di immortalatore di filosofie murarie sul blog di Barney (e il link è questo) e al post odierno pubblicato da cartaresistente, che con un elegante gioco di parole (c’è colla sul treno) descrive un mio scatto di qualche giorno fa.
Il post che avevo lasciato in bozza, e che riprendo con opportune modifiche, invece, riguardava due riflessioni spicciole su altrettanti argomenti che, a diritto, insieme alle preghierine scolastiche pre-pasquali fanno rientrare a tutti gli effetti questo post nella categoria L’unico neurone è in crisi.

La prima è riferita ad una notizia di qualche giorno fa, una sentenza di assoluzione per violenza sessuale (trovate l’articolo originale qua), ed il motivo per cui volevo parlarne era una riflessione aperta in altra sede con redpoz riguardo alla giurisprudenza in tema di violenze e molestie. Ho grossa difficoltà a capire – ed accettare – la sentenza del tribunale di Torino, perché sembrerebbe anteporre dei criteri comportamentali ritenuti oggettivabili (“non ha urlato basta“, “non ha manifestato disgusto“, etc. il che mi sembra una contraddizione in termini – curiosamente, la sentenza è arrivata in concomitanza con l’uscita nelle sale cinematografiche italiane del film Elle) ad un qualcosa che è difficilmente soggettivabile: il «no». In altre parole, dal mio punto di vista: o il  giudice ha ritenuto in maniera brillante di interpretare dei giochi di parole (un po’ come si fa quando si cercano su google quelle cazzate frasettine simpatiche con cui intasare i social network: se cliccate qui avete l’imbarazzo della scelta) oppure qualcosa è venuto meno nella logica della tutela della libertà personale a prescindere, avendo per altro l’accusato riconosciuto di aver compiuto le azioni per cui è stato chiamato a giudizio.

La seconda riflessione riguarda una petizione, una richiesta di firma che ho ricevuto qualche giorno fa. Se i social network hanno sdoganato il diritto a qualunque esternazione, i siti come change.org – pur animati da un nobile intento – non possono essere immuni dall’ospitare cani e porci. La petizione a cui mi riferisco è a questo link, ed il taglio del discorso lascia pochi spazi di interpretazione riguardo alle tendenze politico-ideologiche del propositore. Discutiamo pure del contenuto, si può essere d’accordo cavalcando onde populiste come non (ed io,  come potrete facilmente intuire, non lo sono, ma tant’è: questo poco importa al suddetto propositore), si possono fare chiacchiere da bar come invece si può affrontare l’argomento con competenza (in ogni caso, non entrerei nel merito non essendo una simile questione legislativa ambito di mia competenza). Discutiamo pure, dicevo, ma il mio primo pensiero è stato un altro: se proprio tu, generico propositore di cui non riporto il nome per rispetto della tua identità, vuoi lanciare una petizione simile, almeno scrivila decentemente. Perché viene il dubbio – ma è solo un dubbio, eh – che tra la forma di un pensiero scritto in maniera così fecale e la sostanza del pensiero stesso il passo sia davvero breve e la correlazione tutt’altro che casuale. A chiosa, due brevi spezzoni cult per rendere ancora più chiaro il concetto: «Le parole sono importanti: chi parla male pensa male, vive male».

Adesso chiudo e vado a leggermi un articolo che mi ha incuriosito e di cui, in ultimo, vorrei rendervi partecipi. Avevate mai pensato che il Tetris (sì, proprio quel Tetris) potesse essere utilizzato per limitare i disturbi da stress post-traumatico? Al Karolinska Institutet di Stoccolma pare se ne siano fatti ua ragione di studio, ed abbiano avuto ottimi riscontri.

13 thoughts on “miscellanea (a spasso tra ingerenze religiose, opinabili sentenze in tema di molestie sessuali e petizioni da brivido)

  1. Il problema è che per commentare il fatto che in una scuola pubblica si dicano le preghiere di Pasqua dovrei mettermi a bestemmiare. Per commentare la sentenza di assoluzione per non aver gridato Basta durante uno stupro dovrei mettermi a imprecare. E non sono sicura che l’amato Nanni approverebbe le mie scelte lessicali…

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    • nella prima versione del post, quella scritta di getto, l’avevo fatto anch’io. poi ho riletto e ho ugualmente realizzato che effettivamente strideva troppo con Nanni, quindi mi sono limitato a lasciare giusto quella barrata e quel “fecale” che spero renda l’idea di cosa andrebbe a sostituire… 🙄
      detto ciò, della sentenza e della petizione non ho esperienza diretta, quindi è solo davvero una riflessione, la prima questione, invece, mi fa infuriare. tutti i martedì di avvento e quaresimali. tutti-i-santi-martedì. non mi ha molto consolato leggere questo, accaduto dalle tue parti: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/03/27/news/_legittime_le_benedizioni_a_scuola_fuori_dall_orario_di_lezione_la_sentenza_su_un_caso_a_bologna-161550406/ anche se mi fa rendere conto che la questione non può (*non deve*) limitarsi agli aspetti giuridici, perché mi domando come si possa intendere quel “fuori dall’orario scolastico” se si tratta dei 5 minuti precedenti l’inizio delle lezioni, sul selciato della scuola e davanti al portone di ingresso con occupazione integrale del medesimo .

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  2. A Bologna: il Consiglio di istituto autorizza con delibera le benedizioni. Il TAR dell’Emilia Romagna annulla la delibera. Il Ministero dell’istruzione fa ricorso. Il Consiglio di Stato sentenzia che le benedizioni fuori orario scolastico si possono fare. Non è finita, ora verrà interpellata anche la Corte Europea. Intanto sono passati due anni e, al momento, implicitamente passa che :”non si possono fare benedizioni durante l’orario scolastico”. E stiamo sempre parlando di BENEDIZIONI.
    Nel tuo caso sono PREGHIERE. Quelle prevedono uno o più soggetti che si riuniscano e siano attivi (…là dove due o più…). A me pare che le modalità che racconti siano estremamente antidemocratiche e non siano veramente fuori dal tempo scolastico. Già a me, atea di formazione cattolica, sembrerebbe di subire una violenza. Non voglio pensare come si possono sentire i bambini di confessioni religiose diverse messi ogni martedì di fronte a una massa umana raccolta in una preghiera che li esclude. Non protesta nessuno?

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    • è una lotta contro i mulini a vento. io ho provato a parlarne ma ho ricevuto spallucce: è così. scuola di storica tradizione, il contesto culturale e i frequentanti non solo avallano la proposta ma sono anche un po’ contenti, immagino. il problema è a monte, la scuola non dovrebbe nemmeno proporlo (e il prete, in onestà, non dovrebbe accettare, ma tant’è…)

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  3. Ammennicoli, sei una specie rara. Hai tutta la mia stima (per la proprietà di linguaggio, i ragionamenti, e ovviamente per le citazioni cinematografiche). 🙂
    Comunque, questo collegamento tra “pensare male” e “scrivere/parlare male” l’ho sempre notato anch’io. Da appassionata di linguistica, non sono sicura che le due cose siano direttamente collegate tra loro, ma probabilmente lo sviluppo delle due facoltà procede di solito in parallelo (è solo un’ipotesi, andrebbe approfondita).

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    • quando ti dicono che sei “una specie rara” non sai mai bene se interpretarlo come complimento o non… 😀 ma direi che in questo caso posso considerarlo tale e ti ringrazio: la stima è reciproca.
      se le due cose non sono collegate causalmente, c’è in ogni caso spesso un’elevata correlazione che gioca deciamente a favore della tua ipotesi 😉

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ammennicoli di commento