Adiós, subcomandante Marcos.
Se cercavi un modo per morire senza morire, per scomparire pur eternizzandoti, non potevi trovarne uno migliore. “L’EZLN“, dicono i comunicati stampa, da qualche giorno, “non parla più per tramite del subcomandante Marcos“, per mezzo della voce di una mente meraviglioso che “ha saputo uscire di scena“.
Lo confesso: un po’ mi sono commosso, leggendo questo testo (qui nella versione originale e qui in versione audio): un testo lungo, affascinante, appassionato – in alcuni passaggi forse retorico ma, in quello, di una bellezza quasi imbarazzante – che da un lato avrei voluto leggere con calma, a piccole dosi, e che dall’altro ho invece trangugiato.
Adiós, subcomandante, che con quelle parole concludi con leggerezza e profondità venti anni di rivoluzione culturale, di visibilità fatta di volti coperti – ah, quale splendida e invidiabile contraddizione, a pensarci da un posto dove l'(inguardabile) estetica della politica la fa da padrone – e di resistenza indigena all’assedio nelle montagne del Sud-Est.
Adiós, subcomandante, che con loro indigeni non ti sei dedicato «a formare guerriglieri, soldati e squadroni», bensì a «preparare persone capaci di promuovere la salute e l’educazione e hanno messo le basi di un’autonomia che oggi meraviglia il mondo. Invece di costruire quartieri militari, migliorare il nostro armamento, innalzare muri e trincee, sono state costruite scuole, ospedali e centri di salute, abbiamo migliorato le nostre condizioni di vita.».
Adiós, subcomandante Marcos, che hai scelto di reincarnarti mica a caso, no, hai scelto proprio lui, il maestro Galeano, il maestro della scuola della libertà, della escuelita de los de abajo – ché quelli che stan di là, los de arriba, e i paramilitari lo san bene che controllare le menti è più importante che controllare il corpo. Adiós, subcomandante Marcos, che ancora una volta hai scelto «la ribellione, cioè, la vita», che hai scelto di ucciderti, personaggio «non più necessario», per prenderti gioco del potere.
Hasta siempre, subcomandante Marcos, y buena vida, subcomandante Galeano.
“Compas:
Dicho todo lo anterior, siendo las 0208 del 25 de mayo del 2014 en el frente de combate suroriental del EZLN, declaro que deja de existir el conocido como Subcomandante Insurgente Marcos, el autodenominado “subcomandante de acero inoxidable”.
Eso es. Por mi voz ya no hablará la voz del Ejército Zapatista de Liberación Nacional.
Vale. Salud y hasta nunca… o hasta siempre, quien entendió sabrá que eso ya no importa, que nunca ha importado.
Desde la realidad zapatista.
Subcomandante Insurgente Marcos.
México, 24 de mayo del 2014.”*
*[“Compañeros: Detto questo, alle ore 02:08 del 25 maggio 2014 sul fronte di combattimento sudorientale dell’EZLN, dichiaro che smette di esistere il noto come Subcomandante Insurgente Marcos, l’autodenominato “subcomandante di acciaio inossidabile”. È tutto. Per mia voce non parlerà più la voce dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Bene. Salute e a mai più… o hasta siempre, chi ha capito sa che questo non ha più importanza, non ne ha mai avuta.”]
E io che l’altra sera al bar, mentre spiegavo a chi non sapeva il motivo per cui lui era subcomandante e non comandante mi son scese le lacrime…..
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lascia perdere, va’, che qua dobbiamo accontentarci di quelli che vogliono far la rivoluzione gridando alla “dittatura della rete”. per dire, eh.
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E poi la bellezza di quegli occhi, era dai tempo del che e di camilo. Ecco, volevo dirlo prima. La bellezza, che rende ancora più giuste le cose.
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Hasta siempre. E, comunque, questi (questi della dittatura della rete, dico) non hanno la minima idea di cosa significhi davvero dar voce agli ultimi
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(no, é che poi quando lo fanno vedi cosa esce: http://goo.gl/ygmwUs)
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Secondo me ci sono degli estremi da giustizia penale o almeno civile in quel delirio
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(e non hai visto com’era quello che c’era prima al suo posto, quello che ha generato il putiferio, il doc in cui veniva chiesto nome-cognome-indirizzo-età-sesso-cartad’identità-codicefiscale-numeroditesseraelettorale-orariodivotazionedivisoperfasceorarie-luogoesezionedivotazione-etcetcetc)
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Che poi ci fosse stato ancora quel documento sarebbe stato divertente fare un attacco in massa a segnarsi, giusto per far loro credere di aver vinto davvero.
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tu non hai idea di quanto ho riso quando l’ho visto… delirante. delirante.
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Brividi.
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tanti.
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Amme, ti si deve ringraziare per questi post in ogni minuto di ogni giorno.
Quando a cuba ho attraversato la sierra maestra ho provato un’emozione sconfinata. Smisurata.
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(rideafa, non grazie a me ma a uomini come lui, anzi come loro, che ci fanno ancora credere che una collettività che sa sognare esiste ancora)
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Spero non ti dispiaccia che il mio umile omaggio linki il tuo blog, adp.
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scherzi?!? onorato! grazie a te
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Hasta siempre.
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siempre, pellona.
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e quella idea di mascherarsi per essere tutti, per essere ovunque, x non essere protagonisti.
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già, per mettere al centro la collettività, e non l’individuo. quale grande rivoluzione, in un mondo che ha bisogno di leader come il pane, nel bene e nel male.
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