la prospettiva dello stercorario

Io amo visceralmente lo scarabeo stercorario. Pur nella tendenza a non antropomorfizzare gli animali, non riesco a non esserne empaticamente attratto, né riesco ad evitare di tracciare nella mia mente dei parallelismi tra l’uomo ed il – “volgarmente detto” – ruzzolamerde (per inciso, tale appellativo ha una poesia ed una musicalità mica da ridere. Avete presente “L’infinitesimale lavorio / dell’insetto che nulla mai disperde / per bianche lunghe strade solatìoil lento andare del ruzzolamerde” in quel capolavoro che è la Chanson du silence des animaux di Riondino? Ecco). Insomma, fatto sta che con il ruzzolamerde sento esistere, tra le altre cose, una questione di affinità nel precariato. Il loro lento trasportare solitario, con caparbietà, per centinaia e centinaia di metri (l’equivalente di decine di chilometri per un essere umano) palline di sterco animale, sfidando predatori ed il rischio perenne d’esser calpestati sotto impronte gigantesche, cercando di non disperdere nulla di quel (relativamente poco) che riescono a raccogliere, forse (chissà…) anelando ad una diversa prospettiva (migliore?) per il futuro. Se non è allegoria questa.

Oggi ho scoperto che dei ricercatori hanno appena pubblicato un lavoro (che ha pure ricevuto un editoriale su Nature…) nel quale dimostrano che i ruzzolamerde si orientano guardando le stelle. Non so se vi rendiate conto della portata scientifica della scoperta e del ruolo di questi ricercatori nella comunità internazionale. Su Nature. Un editoriale. In cui spiegano che i ruzzolamerde si orientano grazie alle stelle.

Il mio amore nei loro confronti, oggi, è diventato pura adorazione. Nei confronti dei ruzzolamerde, intendo. Di precari che, solitari, sfidano lentamente e caparbiamente il quotidiano trasportando rotoli di sterco grandi non-so-quante-volte la propria statura.

Ma lo fanno guardando, a testa alta, verso le stelle.

ruzzolamerde

39 thoughts on “la prospettiva dello stercorario

  1. tu non lo puoi sapere ma l’altro giorno leggendo su Repubblica un estratto di quell’articolo mi sono detta che avrei dovuto postarlo sostituendo il mio/nostro nome alla parola stercorario, mi faceva ridere proprio anche a me, proprio uguale, questo nutrirsi di merda e questo procedere in linea retta, guardando in alto verso le stelle, che dopo la bastonata recente che ho preso, ci stava così bene) qua adesso bisogna solo capire chi è quello che ci ha separati sui lettini del nido dell’ospedale.

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  2. In fondo bisogna solo non perdere di vista il cielo. Malgrado le merde da portare o da non calpestare. Sai che lo scarabeo stercorario era un animale sacro nell’antico Egitto? (bellissimo post!)

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  3. se non ricordo male lo avevano scoperto anche gli egiziani. ma la mia memoria non è affidabile. comunque la merda in quanto tale è solo un problema dell essere umano. la mia cavia peruviana la mangia ( la sua!) di tanto in tanto….

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      • io adoro il rigurgito delle api! sai che il caffè più pregiato al mondo si ricava dalla cacca fermentata di un uccello che si ciba della bacche di una rara pianta di caffè? alla fine tutto è relativo….

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  4. credo che la usino anche combustibile…non sono molto preparata sull’argomento…anche se di stronzi ne conosco parecchi..scusa la volgarità…mi è scappata….

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  5. E’ che a noi umani manca il coraggio di spingere il nostro prezioso carico a testa alta. Lo facciamo guardandoci le scarpe, velocemente, persi nei nostri cunicoli di pensieri.
    Dovremmo imparare da loro, a camminare guardando le stelle.
    Forse scopriremmo una nuova velocità.

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  6. Grazie, idem per te. Guarda che meraviglia… Gli scarabei stercorari tendono a trasportare la loro pallottola lungo una linea retta orientandosi attraverso la luce emessa dalla via lattea; se incontrano un ostacolo, cercano di superarlo scavalcandolo, senza cambiare direzione. (!)

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